The land of dreams: il musical “da sogno” di Abbatangelo

Prima che ci si sposti nella New York degli anni Venti, è nello scenario bellico della Francia del 1918 che apre The land of dreams, primo lungometraggio di finzione diretto da Nicola Abbatangelo, presentato in anteprima come Evento Speciale presso Alice nella Città – Sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2022.

Una New York in cui facciamo conoscenza con la giovane immigrata italiana Eva che, interpretata dalla Katsiaryna Shulha della serie televisiva Tutta colpa di Freud e lavorante come lavapiatti in un noto locale, da un lato ha rinunciato al suo grande sogno di diventare cantante, dall’altro si trasforma nell’oggetto del desiderio del boss mafioso Proietti, cui concede anima e corpo il mai disprezzabile Edoardo Pesce.

Un Edoardo Pesce spalleggiato da un Paolo Calabresi caratterizzato da inedito baffetto e che, accanto a Stefano Fresi, Marina Rocco e Carla Signoris, arricchisce il valido cast tricolore di una produzione tutta italiana decisamente atipica per il sempre più stantio panorama cinematografico dello stivale d’inizio terzo millennio.

Perché, man mano che la protagonista – chiaramente novella Cenerentola – s’innamora del pianista Armie alias George Blagden, il quale, reduce della Grande Guerra, vive recluso nella propria abitazione insieme al fratello nascondendo lo speciale potere di viaggiare all’interno dei sogni, è un musical dal look decisamente internazionale accompagnato dalla colonna sonora di Fabrizio Mancinelli quello che prende forma fotogramma dopo fotogramma.

Un musical immerso in cupi toni fotografici – garantiti dal bel lavoro svolto da Mirco Sgarzi – probabilmente influenzati dal cinema di Tim Burton e del Guillermo del Toro più darkeggiante, come pure le non poco curate scenografie d’epoca che fanno il paio con lo sfarzo dei costumi.

Il tutto condito opportunamente di effettistica digitale, girato con gusto e, soprattutto, raccontato in maniera tale che lo spettatore venga coinvolto senza provare alcuna sensazione di noia dinanzi alla semplicissima trama riportante a suo modo agli spettacoli della Settima arte hollywoodiana più classica.

Fino all’inaspettato colpo di scena conclusivo di The land of dreams, la cui coppia principale è destinata a scoprire che sogno e realtà possono mischiarsi e diventare la ricetta della felicità, sebbene qualcuno asserisca che sognare faccia perdere tempo… ma mai, di sicuro, davanti al grande schermo quando non si rimpiangono i soldi del biglietto.

 

 

Francesco Lomuscio