THE LIZARDS’ INVASION: il concept Rock di un nuovo mondo

Aldous Huxley scriveva di un nuovo mondo in cui probabilmente, se ci si concede una sintesi assai sommaria, è proprio una certa evoluzione dell’uomo a poter garantire quantomeno una diversità, una rivoluzione che sia altro oltre alla distruzione verso cui tendiamo. E questo da ricondursi anche a celebri romanzi come “Le particelle elementari” di Houellebecq. Insomma torna prepotente questo tema ed è assolutamente pertinente in questo bellissimo disco dal titolo “INdipendence time”, opera prima della rock band vicentina THE LIZARDS’ INVASION. E ci troviamo con enorme sorpresa a sfogliare di nuovo un full length a tratti epico, in altri progressivo, ma di sicuro di quel grande rock che forse un tempo era la vera musica pop. In questo nuovo millennio, ritrovarsi opere che strizzano forte l’occhio a tendenze e forme che un tempo hanno fatto la storia, per noi della vecchia guardia direi che fa un effetto non solo nostalgico ma anche solleticano quel certo tipo di speranza per una rinascita musicale di un certo tipo. Ma torniamo ai romanzi succitati: perché questo concept punta proprio il dito sul concetto di rinnovamento della specie umana dal punto di vista spirituale e sociale. Un popolo nuovo privo di potere e di fame egemonica, privo di quel continuo bisogno di predominio sugli altri individui della propria specie. Immaginiamoci un mondo senza denaro e senza poteri forti. Ma basti, banalmente, immaginarsi un mondo senza competizioni. I The Lizards’ Invasion in questo bellissimo rock che sa farsi romantico di suoni e di arrangiamenti internazionali, culla il mito del nuovo mondo senza l’ambizione che sia realizzabile. Un sogno. Rotto dalle infiltrazioni cancerose, di concretezza e di realtà. A quanto pare non trattiamo solo di sfacciata bellezza estetica, per quanto questo disco ne fa ampio sfoggio. Una bella intervista quella che vi proponiamo…

Finalmente si torna a parlare di  concept album. Perché secondo voi si è persa questa forma disco?

A nostro parere, probabilmente il fatto è dovuto alla necessità sia per il musicista che per l’ascoltatore di avere a che fare con musica più di impatto, incisiva, bidimensionale. Questo non è per forza una cosa negativa: le intenzioni magari sono diverse, ma non per questo un tipo di musica è più “giusto” rispetto ad un altro. C’è poi da dire che forse è proprio il concetto stesso di “concept album ad essere stato ridimensionato: anziché riferirsi al racconto di una storia (come nel nostro caso) o di un argomento approfondito attraverso la musica e le varie tracce, adesso si predilige la scelta di una tematica di fondo all’album che faccia da fil rouge per i brani che lo compongono. Per alcuni aspetti, la differenza è davvero sottile

E quindi cos’ha spinto voi a scegliere di fare un concept?

Il bisogno di omogeneità: veniamo da un passato molto variopinto, fino a prima di “INdependence time” ci siamo cimentati in generi diversi, passando anche da sonorità funky al progressive rock e a causa di questo non siamo mai riusciti ad etichettarci con un unico genere. Abbiamo pensato che, proponendoci una storia da ripercorrere musicalmente, oltre all’aspetto filosofico-letterario che comunque sentiamo appartenerci, avremmo anche potuto ottenere una linea guida da seguire durante la composizione delle canzoni, appropriandoci di quella uniformità che ci mancava. E così è stato, nonostante ancora non siamo in grado di dare un nome alla nostra musica (non che la cosa ci dispiaccia, anzi), sicuramente c’è un evidente cambiamento in questo senso rispetto ai lavori precedenti

A questo punto vi chiedo: perché non uscire anche in vinile?

Il vinile è una realtà che è tornata in voga ai giorni nostri e questo è sicuramente interessante. Purtroppo, non essendo ancora una band emergente affermata, cesti costi di produzione non possiamo permetterceli. Siamo comunque contenti del packaging del nostro disco e del booklet che siamo riusciti a realizzare; ad ogni modo pensiamo che, almeno per quanto riguarda i giorni presenti, gli ascolti maggiori vengano comunque effettuati in streaming

Direi che il tema portante è un’ambizione – anzi un’utopia – davvero interessante. Da dove nasce?

L’ idea di base era quella di prendere un prototipo di storia ‘’già sentita’’ e rimodificarla secondo un aspetto nuovo. In effetti, il tema della rottura di un equilibrio a causa dell’arrivo di un disturbatore è un prototipo di storia conosciuto, reinterpretato più volte. Noi abbiamo cercato di rinnovarlo appunto raffigurandolo in un mondo utopico immaginario, quasi un eden, rapportandolo ad una dimensione più intima ed interiore. Per questo infatti il titolo ogni traccia del disco inizia con la particella “IN”: l’ascoltatore deve guardarsi dentro, la musica deve penetrare all’interno di ognuno, attuando da lì un’opera di immedesimazione. Ci rendiamo conto che questi concetti possono sembrare estremamente astratti e anche a noi è parso così, è per questo che oltre a questi elementi abbiamo pensato di far corrispondere la realtà in cui viviamo noi al mondo immaginario successivo all’arrivo dell’INsider (l’entità che stravolge negativamente il mondo utopico), sfociando alla fine della storia (con la traccia INcredible) anche in una morale indirizzata agli ascoltatori

Per chiudere parliamo di letteratura: in genere progetti così estesi affondano gli artigli in qualche tipo di lettura. Per voi è accaduto?

In un certo qual senso, si. Per una parte della storia e delle tematiche ci siamo ispirati al romanzo “L’ Invasione degli Ultracorpi” di Jack Finney, una lettura in cui si è successivamente cimentato ciascuno di noi della band soprattutto dopo aver deciso in linea generale il concept a cui ci saremmo dovuti ispirare.