Stephen King è forse uno degli autori horror più trasposti sul grande schermo insieme ad Edgar Allan Poe. Nel 1994 e 1999 due delle sue opere diventavano film di enorme successo grazie alla sapiente mano del cineasta di origini ungheresi Frank Darabont, che firma la regia sia de Le Ali della Libertà che de Il Miglio Verde. Le due storie esulano dal panorama horror del Re del Maine, inserendosi nel filone che può essere definito “dramma carcerario”, infatti si svolgono entrambe dietro le sbarre di due penitenziari. Nel 2007 Darabont si riconfronta di nuovo col suo amato King, ma questa volta decide di portare in immagini un vero e proprio horror, The Mist, racconto che il Re aveva inserito in una delle sue raccolte più celebri, Scheletri, classe 1985, che era già stata utilizzata sia al cinema (La Zattera era alla base di uno degli episodi di Creepshow 2 del 1987) che in televisione (La Nonna ed Il Word Processor degli Dei divengono due episodi rispettivamente delle serie Ai Confini della Realtà ed Un Salto nel Buio). The Mist, primo racconto della raccolta, viene scelto da Darabont perché, come afferma lo stesso King, ha molto in comune con il dramma carcerario, infatti i protagonisti sono rinchiusi forzatamente dentro un supermercato e passano il loro tempo ad escogitare piani di fuga e di sopravvivenza. Una sorta di remake horror de Le Ali della Libertà, così il Re definisce scherzosamente The Mist, un film che ha come fulcro centrale la Paura, che porta spesso le persone a compiere azioni inconsulte, facendole cadere giù da un precipizio. Considerata una delle migliori trasposizioni kinghiane in assoluto e uno degli horror più belli del nuovo millennio, oltre a vincere la palma di film dal finale più cinico e sconvolgente, almeno nel panorama di genere post 2000, The Mist segna anche la seconda collaborazione tra Darabont e l’effettista special make-up Greg Nicotero dopo quella sul set de Il Miglio Verde, che si concretizzerà poi nella Serie Tv The Walking Dead, della quale Darabont sarà produttore e regista dell’episodio pilota e Nicotero supervisore del trucco, coproduttore esecutivo e regista di alcuni episodi. Una piccola curiosità: sul set di The Mist si trovano riuniti tre attori che avranno poi ruoli importanti proprio nella suddetta serie; Laurie Holden, che sarà Andrea, Jeffrey DeMunn, Dale, e Melissa McBride, Carol.

Una forte tempesta investe una cittadina americana di provincia, provocando gravi danni alle abitazioni ed alle auto degli abitanti. In vista di dover stare chiusi in casa per un po’ a causa del maltempo, in tanti si riversano nel supermercato locale per fare provviste, mentre una fitta e stranissima nebbia comincia ad alzarsi dal lago ed a coprire tutto in maniera così spessa che nulla è più visibile. Un uomo esce di corsa dalla nebbia col naso che sanguina gridando “C’è qualcosa nella nebbia!” e da quel momento in avanti per tutti coloro che sono chiusi nel supermercato inizia un terrificante incubo: mostri mai visti prima, mutazioni genetiche a prima vista, ragni ed insetti giganteschi, ma anche uccelli che somigliano a dinosauri e creature tentacolate nella migliore tradizione lovecraftiana, iniziano ad uscire dalla spessa coltre, con un unico scopo: uccidere e mangiare tutti coloro che vi si pareranno davanti! Inizierà così una vera e propria battaglia per la sopravvivenza, tra chi vuole cercare di uscire e chi invece pensa sia meglio restare dentro in attesa di soccorsi, e le vite di perfetti sconosciuti o di appena conoscenti si legheranno in maniera indissolubile in rapporti di amore ma anche di odio profondo. Tra i protagonisti spiccano un padre pittore col figlio piccolo, David e Billy, il cui scopo è uscire e tornare dalla madre che è rimasta sola a casa. L’epilogo del film non sarà prevedibile né in alcun modo immaginabile.

La nebbia, con la sua ovattata carica di mistero, è una perfetta metafora dell’ignoto, che Darabont usa con abilità inserendoci all’interno gli svariati personaggi del repertorio kinghiano, analizzando con psicologica precisione le diverse reazioni che i diversi tipi umani avranno davanti a un terrore inspiegabile ma quanto mai tangibile e reale. La superstizione, il fanatismo religioso, tanto caro a King fin dai tempi di Carrie, prende pian piano il sopravvento sulla ragione, di fronte a qualcosa che non si riesce a spiegare razionalmente, e che i meno avvezzi al ragionamento inizieranno a vedere come punizione divina, dalla quale si può uscire solo con l’espiazione ed il sacrificio. Guidati da una predicatrice folle che nulla ha da invidiare alla mamma di Carrie White, Mrs. Carmody, interpretata dalla bravissima attrice premio Oscar Marcia Gay Harden, gli impauriti avventori del supermercato si riveleranno essere più mostri, sul finale, dei mostri veri e propri, mandando in frantumi il valore, tanto osannato da King, della solidarietà. Alla fine ne esce un quadro dissacrante e cupamente pessimistico della natura umana e del confine sottilissimo tra civiltà e barbarie, che Darabont riprenderà poi durante la realizzazione di The Walking Dead. Lo stesso regista, parlando del suo film, afferma che “la storia non si basa tanto sui mostri all’esterno, ma piuttosto su quelli all’interno, cioè le persone con cui sei bloccato, i tuoi amici e vicini di casa, che crollano sotto le pressioni esterne in situazioni estreme”.

Molta delle fortuna di The Mist è sicuramente legata al delirante finale, che Darabont riscrive di sana pianta sostituendolo a quello più pacato immaginato da King. Abbandonando l’happy ending tradizionale che era stato usato sia ne Le Ali della Libertà che ne Il Miglio Verde, il regista gira una chiusa forte e drammatica oltre ogni immaginazione, viscerale, dolorosa, in cui l’incredulità e l’angoscia regnano sovrane sulle note struggenti e spiritualmente tetre di The Host of Seraphim dei Dead Can Dance, una sorta di requiem per la speranza; pezzo che per altro si nota maggiormente in quanto inserito all’interno di un film dove la musica è ridotta al minimo e sono i silenzi, invece, a sottolineare le parti più tese e drammatiche della vicenda. Molto bravo ad esprimere la dolorsità del momento attraverso una gamma allucinante di espressioni in pochissimi secondi, l’attore protagonista Thomas Jane, che interpreta il pittore David Drayoton (che all’inizio vediamo dipingere un manifesto ispirato ai libri della saga kinghiana La Torre Nera).

Tema centrale della storia, proprio come avverrà successivamente in The Walking Dead, non è tanto la paura dei mostri, ma la paura del prossimo, che messo davanti a situazioni inspiegabili e pericolose muta radicalmente regredendo spesso allo stadio di selvaggio. Molti dei personaggi rappresentati nel film cambieranno radicalmente atteggiamento a seconda delle vicissitudini che si troveranno ad affrontare. Il personaggio che sicuramente ha maggior rilievo nell’aizzare gli animi della folla impaurita è quello di Mrs. Carmody, una signora di mezza età completamente ossessionata dalla religione e convinta di parlare direttamente con Dio, sentendosi una specie di profetessa. Inizialmente non considerata se non come una pazza, col manifestarsi degli eventi e l’avvento dei mostri la gente comincerà pian piano a seguirla, cercando in lei la speranza per poter andare avanti nella terribile situazione in cui si è trovata coinvolta. Come era stata brava Piper Laurie a vestire i panni di una fanatica religiosa, che puniva la figlia per aver avuto le prime mestruazioni, in Carrie lo Sguardo di Satana di Brian De Palma, altra opera squisitamente kinghiana, così qui riesce perfettamente a convincere l’attrice Marcia Gay Harden, il cui personaggio prenderà sempre più campo, trasformandosi da pecorella smarrita a leader sanguinaria man mano che si va avanti nella storia. Se quindi The Mist ha tutte le caratteristiche ed i personaggi tipici del survival movie, è anche vero che alla fine se ne distacca con una chiusa che non lascia il destino dei personaggi avvolto in un enorme punto interrogativo, ma invece lo disvela in tutta la sua agghiacciante verità. Talvolta rimanere nella nebbia potrebbe essere meglio che uscirne, sembra suggerirci Darabont.

Location unica del film è la cittadina di Shreveport in Louisiana, di cui però non si vede quasi nulla essendo per la maggior parte del tempo avviluppata nella fitta nebbia. I mostri, il cui particolare design è idea di Greg Nicotero e di Howard Berger del gruppo KNB EFX, furono animati attraverso l’ausilio della CGI solo in un paio di scene, e sempre partendo da un modello di riferimento a tutto tondo, cosa che li rende particolarmente credibili e ripugnanti. Attraverso questi mostroni Darabont ci consegna così la sua personale lettura dell’America di oggi, dove anche coloro che all’inizio sembravano solidali con gli altri cominciano a seguire il proprio ego facendo appiglio ai più svariati condizionamenti sociali. I tentacoli striscianti delle creature rappresentano il male che si propaga senza fine nel mondo d’oggi, e non solo in America, ma un po’ ovunque. Ancora una volta, come già aveva fatto Romero nel suo seminale Zombi del 1978, l’attacco che il regista ci mostra è quello che i mostri fanno al supermercato, simbolo di benessere e consumismo, lasciando spazio a tutto un sottotesto di critica sociale che già non era estraneo alle precedenti opere di Darabont. Le regole del vivere civile, sembra suggerirci il regista, sono tali solo di facciata, perché sono pronte a disintegrarsi sotto la pressione della paura. Quale che sia l’origine di questa paura poco importa, e se King non provava nemmeno a dare una spiegazione alla comparsa della nebbia e dei suoi abitatori, Darabont lo farà ma in maniera molto stiracchiata, senza perderci troppo tempo, perché la vera paura, quella che tutti dobbiamo temere e che rende questo film memorabile, non è quella dell’ignoto, ma quella che viene fuori dagli abissi imperscrutabili dell’animo umano, e che è nascosta dentro ognuno di noi, e dentro ognuno di quelli che ci stanno a fianco, anche le persone di cui ci fidiamo di più. L’Orrore Cosmico lovecraftiano che si respira qui, soprattutto sul finale, mischiato alle atmosfere post apocalittiche che richiamano opere cult quali La Città verrà distrutta all’Alba, si fa a misura d’uomo, non esce, o sarebbe meglio dire “non solo”, da mondi altri o altre dimensioni, ma dalla parte più profonda ed oscura del Genere Umano. Noi siamo i veri mostri, e non è la prima né sarà l’ultima volta che il cinema e la letteratura sottolineano tale raccapricciante verità.
Il film è attualmente disponibile sulle piattaforme Amazon Prime Video, Google Play Film e Apple TV, ed in dvd KeyFilms.
https://www.imdb.com/it/title/tt0884328
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