The new romantic: il difficile ingresso nel mondo degli adulti

Il Canada, si sa, è un paese che, cinematograficamente parlando, ha spesso prediletto storie adolescenziali o che trattano, ad ogni modo, di giovani e delle relative problematiche (non a caso è il paese che ha dato i natali all’enfant prodige Xavier Dolan). Poco stupisce, dunque, che The new romantic, uno dei lungometraggi di cui si è maggiormente parlato alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma – sezione Alice nella Città – provenga proprio da tale nazione.

Quello portato in scena è lo spinoso tema della prostituzione giovanile, sotto la regia della giovane sceneggiatrice Carly Stone, qui alla sua opera prima.

La storia è quella di Blake Conway (interpretata da Jessica Barden), aspirante giornalista prossima alla laurea, la quale, in ansia da prestazione per l’imminente traguardo, incuriosita da una coetanea solita prostituirsi privatamente prova a tentare la medesima strada, al fine di redigere la propria tesi di laurea sull’argomento. Il rischio di farsi molto male, però, è sempre dietro l’angolo.

Malgrado l’argomento e la comune difficoltà di caratterizzare personaggi complessi e dalle mille sfaccettature, l’esordio della Stone manifesta un approccio al mondo della protagonista particolarmente attento e delicato.

Ciò che viene principalmente messa in scena è la curiosità della stessa Blake nel rapportarsi a un mondo che, fino a poco tempo prima, sembrava assai lontano da lei. Una curiosità che, presto, finisce per lasciare spazio all’amore (o, meglio, all’infatuazione), al dolore e al disincanto. Fino ad arrivare, finalmente, a una nuova consapevolezza di sé e alla cosiddetta età adulta.

Un romanzo di formazione, dunque, questo The new romantic. Un’opera che inscena un importante e difficile percorso di crescita che – passando attraverso un mondo crudele e spietato – non vede mai svanire il candore e lo sguardo limpido della giovane protagonista. Con la sola pecca – a livello di sceneggiatura – di presentare, di quando in quando, snodi narrativi che si susseguono in modo eccessivamente veloce, questo piccolo, prezioso lavoro di Carly Stone è una vera e propria chicca all’interno del programma della Festa del Cinema di Roma 2018.

 

 

Marina Pavido