Rachel Currin (Diane Kruger) conosce le lingue, non ha radici e possiede diversi passaporti. Per questo può diventare agente del Mossad in The operative – Sotto copertura.
Per un anno, come copertura, insegna inglese in Germania. Dopo di che, il suo tutor inglese Thomas Hirsch (Martin Freeman) la sceglie per una missione delicata: Rachel deve continuare a fare l’insegnante, ma a Teheran e con un passaporto australiano.
Il Mossad vuole, infatti, infiltrarsi in una compagnia elettronica privata in Iran e servirsene per vendere componenti difettosi ai Servizi Segreti Iraniani. Rachel, che in Thomas trova anche un amico e un confidente, accetta e si trasferisce a Teheran, con l’obiettivo di entrare in contatto con il dirigente della Società di elettronica, Farhad Razavi (Cas Anvar), per sottrargli informazioni che lo spingano a fare accordi con l’organizzazione.
La spia trova la vittima. Quello che non mette in conto, però, è che il rapporto con l’uomo prenderà una piega personale del tutto inaspettata. Una piega che spingerà la donna a voler abbandonare la missione e Thomas a fare una scelta imprevedibile.
Ispirandosi al romanzo The english teacher di Yiftach Reicher Atir, il regista Yuval Adler gira una spy story sorprendentemente diversa da come ce la aspetteremmo. The operative – Sotto copertura, che si dipana attraverso una serie di flashback, rinuncia quasi totalmente alle scene di azione che si limitano a pochi momenti. Niente spie invincibili, niente momenti di altissima tensione, niente complicata trama spionistica.
Ad Adler non interessano gli agenti segreti in quanto tali, ma gli uomini e donne che sono dietro quelle false identità, il loro essere “umani”, la loro psicologia. Rachel e Thomas, prima che spie, sono persone con dei sentimenti e con una sensibilità che condiziona una carriera in cui freddezza e lucidità dovrebbero essere linee guida essenziali.
Il cineasta israeliano punta tutto sul cosa vuol dire essere un agente segreto. Sui risvolti che questa carriera ha sulle vite private dei suoi personaggi. Andare troppo a fondo in questa direzione porta Adler a rendere un po’ incoerenti i protagonisti. Thomas e Rachel si rivelano, alla fine, figure stranamente fragili e turbate per il mestiere che hanno scelto.
Eppure queste piccole imperfezioni non inficiano la riuscita del film. Anzi, per niente penalizzato dall’approfondimento psicologico e da una trama che lascia poco all’action, The operative – Sotto copertura scorre veloce per le sue quasi due ore di durata e regala anche un finale aperto e a sorpresa.
Valeria Gaetano
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