The quake – Il terremoto del secolo: la terra torna a tremare nel sequel del disaster movie The wave

È scientificamente provato che non c’è modo di prevedere l’arrivo di un terremoto e la storia, anche quella più recente, ce lo ha ampiamente e tragicamente dimostrato. Tuttavia, esistono piccoli e grandi accorgimenti strutturali e pratiche di messa in sicurezza di cose e persone che, se tenuti in considerazione e seguiti alla lettera, avrebbero potuto e potrebbero limitare i danni e salvare moltissime vite. Dagli errori si impara, peccato che certe negligenze e volute mancanze hanno nel frattempo provocato immani distruzioni e migliaia di vittime in tutto il mondo.

A rincarare la dose ci ha pensato la Settima arte con i tantissimi disaster movie prodotti alle varie latitudini, in parte ispirati a eventi sismici realmente accaduti e tanti altri nati dalla mente degli sceneggiatori di turno, come nel caso di The wave, il film del 2015 appartenente al filone catastrofico diretto dal regista norvegese Roar Uthaug e in cui si raccontava di un violento tsunami che colpiva la cittadina di Geiranger, causato dalla caduta nel fiordo sottostante della frana della montagna Åkerneset.

Se da quella tragedia riuscirono comunque a salvarsi poche centinaia di abitanti del luogo, compresa la sua famiglia, il merito è stato del geologo Kristian Elkjord (Kristoffer Joner). Ciononostante, il senso di colpa per non essere riuscito a salvare più vite ha lasciato nella sua mente una serie di ferite mai cicatrizzate che lo hanno allontanato da tutti, anche dai suoi affetti. Quattro anni dopo lo ritroviamo alle prese con quei fantasmi che quotidianamente bussano alla sua porta. La sua esistenza e la sua vita privata ora sono appesi a un filo: l’ossessione verso il suo lavoro lo ha portato a separarsi dalla moglie Idun (Ane Dahl Torp) e a trascurare i due figli: lo studente universitario Sondre (Jonas Hoff Oftebro) e la piccola Julia (Edith Haagenrud-Sande). La sua grande esperienza e il suo intuito di geologo lo portano a scoprire che Oslo è minacciata da un catastrofico terremoto, abbastanza potente da distruggere l’intera città. Convincere di questo le persone che gli stanno intorno sarà un’impresa difficile, ma non abbastanza da scoraggiarlo a tentare di salvare la sua famiglia intrappolata in uno dei grattacieli più alti di Oslo, duramente colpito dallo sciame sismico che sta demolendo ogni cosa.

Questo mix piuttosto convenzionale tra disaster e survivor movie va in scena in The quake – Il terremoto del secolo, che proprio di The wave è l’atteso sequel. Di conseguenza, ritroviamo gli interpreti e gran parte degli ingredienti che avevano caratterizzato il primo atto, a cominciare dalla qualità degli effetti speciali e dal forte impatto visivo delle scene catastrofiche, capaci di garantire a entrambi i capitoli una base spettacolare degna di nota sulla quale contare. A riprova che per imbattersi in prodotti simili non si è più costretti ad attingere sempre e comunque da oltreoceano. The quake – Il terremoto del secolo dimostra come il capitolo precedente di poter tenere testa anche ai kolossal a stelle e strisce, con la macro scena del grattacielo che mette tutti i puntini sulle i. Viene da sé che è lì che il fruitore deve andare a cercare i principali motivi di interesse, ossia nel grado più o meno alto di coinvolgimento e adrenalina sparato nelle vene dello spettatore quando la corsa contro il tempo e la lotta per la sopravvivenza si impossessano dello schermo. In tal senso, il passaggio del testimone dietro la macchina da presa da Roar Uthaug al connazionale John Andreas Andersen non ha provocato scossoni sul versante tecnico, con il secondo che ha saputo dare la giusta continuità al lavoro del predecessore.

Semmai, le fratture nella superficie della timeline vanno rintracciate nella fase di scrittura, laddove ci si trova a misurarsi con una successione di eventi, dinamiche e one line dei personaggi che, insieme, provocano in chi guarda un cocktail rimescolato di déjà-vu che richiama alla mente film come Vulcano – Los Angeles 1997, Dante’s peak – La furia della montagna, The day after tomorrow – L’alba del giorno dopo, Geostorm, San Andreas, The impossible, MegaFault – La terra trema, Hurricane – Allerta uragano, Into the storm, Twister e chi più ne ha più ne metta. Questo per dire che il film in questione ha poco da dire di nuovo all’interno di un filone che non ha mai brillato per originalità narrativa e drammaturgica, ripetendo ciclicamente, anche in questo caso, uno schema predefinito ma ben confezionato.

Francesco Del Grosso