Già disponibile in streaming sulla piattaforma streaming Disney+, esce nelle sale italiane il 16, 17 e 18 Maggio 2022 The rescue – In trappola negli abissi, il nuovo documentario della coppia (sia nella vita che nel lavoro) Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi, già vincitori del Premio Oscar al miglior documentario nel 2019 per Free solo.
Un passo indietro all’estate del 2018, quando i dodici ragazzini (di età compresa tra gli undici e i diciassette anni) del “Moo Pa” (“Cinghiali”), giovane squadra calcistica thailandese, rimasero intrappolati con il loro allenatore nelle infinite grotte di Tham Luang Nang Non. Un imponente monsone si abbatté sulla zona innalzando il livello di acqua nella grotta in poco tempo. Questo colse alla sprovvista il gruppo, confinandolo nei cunicoli e costringendolo a cercare sopravvivenza tra le cavità nascoste. Il docu-film ripercorre in maniera estremamente dettagliata tutti i procedimenti di recupero coordinati dalla Royal Thai Navy SEAL fino al clamoroso salvataggio.
The rescue – In trappola negli abissi è un percorso visivo dettagliato, emozionante e claustrofobico che accompagna lo spettatore all’interno delle terrificanti cave del posto, amalgamando le testimonianze dei presenti a ricostruzioni in grafica che aiutano molto la comprensione della gravità della situazione al fruitore. Il documentario dei coniugi Chin-Vasarhelyi pone in alto i due aspetti fondamentali della notizia di cronaca che tenne col fiato sospeso il mondo: eroismo e coesione. Al momento del bisogno, questi due elementi si sono fusi l’un l’altro, creando quell’energia necessaria a far sì che l’episodio non virasse verso un epilogo tristemente drammatico. Il cuore del prodotto mette in risalto le gesta dei volontari, degli addetti ai lavori e, in particolare, di coloro che per una pura casualità si sono ritrovati ad essere considerati da “pazzi scriteriati” a “eroi” in pochi giorni. Stiamo parlando dei britannici con l’hobby dello speleo-sub Rick Stanton e John Volanthen, chiamati sul posto in quanto tra i migliori esperti del settore.
Si deve a loro, oltretutto, la formazione del team che effettivamente si occupò del trasporto dei corpi (compreso il dottore addetto alla sedazione dei bambini) dei sopravvissuti lungo i due kilometri di corridoi allagati del Tham Luang. È curioso notare come la loro passione “folle” delle immersioni in zone estreme, come appunto le grotte sottomarine, sia diventata necessaria al fine del raggiungimento della missione. I due, che tuttora non amano essere definiti eroi, rivivono attraverso le interviste le varie fasi della storia, dal loro reclutamento al raggiungimento della cavità in cui si erano salvati i bambini, dal pianificare i passaggi del relativo recupero al lieto fine. Attorno a loro prende forma l’intera catena umana, simbolo di cooperazione, generatrice in tempi record di intelligenti opere ingegneristiche e trovate improvvisate per creare le condizioni migliori allo scopo. È impossibile non lasciarsi trasportare dai brividi che trasmette The rescue – In trappola negli abissi: uomini da tutti gli angoli del mondo (Thailandia, Gran Bretagna, America, Australia) uniti nell’unico intento di portare in salvo delle vite innocenti alle prese con la sfida più rischiosa: la sopravvivenza.
Una gara contro il tempo e contro l’abbassamento del livello necessario di ossigeno, una empatica partecipazione del pubblico che percepisce a fondo il significato di sacrificio, quello che tutti i presenti hanno messo per rendere quei diciotto giorni di prigionia solo un brutto ricordo. A fare da sottofondo all’opera, le musiche del compositore Daniel Pemberton, che si tengono a galla, proprio come i protagonisti, tra il dramma cupo e buio e l’emozionante finale, in cui si riprende ossigeno e ci si lascia andare a qualche lacrima sulle note del brano Believe del cantautore Aloe Blacc, ricordando anche il volontario di trentotto anni Samal Gunan (ex-Navy SEAL) deceduto per asfissia durante un rifornimento di ossigeno. The rescue – In trappola negli abissi è un viaggio per immagini che merita di essere fatto, cercando di superare gli ostacoli delle claustrofobiche ansie insite alla cronaca per lasciarsi andare alla comprensione di una delle pagine più belle della storia recente, figlia dell’umanità e della solidarietà più vera.
Alessandro Bonanni
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