The silent man, l’uomo che fece cadere la Casa Bianca

The silent man, ovvero la vera storia  dell’uomo che fece cadere la Casa Bianca.

Si torna a parlare dello  Watergate e della persona che innescò tutto lo scandalo con le sue rivelazioni consegnate ai giornalisti del Post in forma anonima: Mark Felt, il vicedirettore FBI che, per amore del suo paese e della verità, mentì ai propri superiori e fece dimettere il Presidente Richard Nixon.

Per i più giovani The Silent man potrebbe essere considerato il sequel di The post di Steven Spielberg. Per coloro che sono abituati a saghe cinematografiche inesauribili, lo scandalo Watergate sembra fornire ancora linfa (complice l’elezione di Trump) a questa categoria.

Tratto dal libro dello stesso Mark Felt e di John O’ Connor, Mark Felt: The man who brought down the White House (titolo originale della pellicola) ci porta dietro le quinte dello scandalo Watergate, dando un volto cinematografico al misterioso “Gola profonda”,  che, interpretato nel 1976 da Hal Holbrook in Tutti gli uomini del Presidente di  Alan J Pakula, in questo film diretto da Peter Landsman possiede i connotati di un solidissimo Liam Neeson.

The silent man è nello stile del regista, che già aveva fatto parlare di sé grazie a Parkland  e Zona d’ombra,  e che viene dal giornalismo investigativo, con il risultato di  essere una perfetta e veloce (in senso cinematografico) ricostruzione della vicenda dedicata a Felt.

Siamo negli anni Settanta e, mentre Richard Nixon è intento a farsi rieleggere, vengono sorpresi degli uomini legati al Partito Repubblicano intenti a piazzare microspie per intercettazioni illegali nel quartier generale del Comitato Nazionale Democratico, ubicato all’hotel Watergate.

Per coloro che hanno avuto modo di vedere il già citato film di Spielberg, il lungometraggio sembra quasi iniziare dal finale di quello, ricollegandovisi anche con la morte dello storico direttore FBI J. Edgar Hoover che, fin dal lontano 1935, guidava il Bureau. Landsman decide di partire proprio da questo punto cruciale per raccontarci la storia di un uomo, un fedele servitore della sua nazione, in teoria destinato ad una naturale successione come direttore e ritrovarsi, di colpo, allo stesso punto dove era arrivato, con l’entrata in scena di un nuovo direttore,  emanazione diretta del governo Nixon che voleva  mettere le mani e dirigere  una istituzione da sempre libera e indipendente da qualsiasi forma di controllo.

La parabola umana è resa benissimo da un Neeson accompagnato da Diane Lane nel ruolo della moglie, e, nel cercare di difendere la FBI a cui ha dedicato tutta la sua vita, ci porta dentro la vicenda. Non si tratta solo di offrire un volto alla persona che ha decisamente dato una svolta  alla Storia, ma che lo ha fatto con un “tradimento” fornendo informazioni che mai si sarebbe sognato di cedere alla stampa in passato, in contrasto con i suo principi e mentendo anche ai suoi diretti superiori.

Benché rivelata nel 2005 da Felt stesso,  l’intera vicenda meritava davvero la riduzione cinematografica per il grande pubblico.

Avrete molto da riflettere sul concetto di verità e controllo, soprattutto oggi che siamo nell’era dei social network. Mark Felt è una figura che, nell’ombra nascosta di un parcheggio sotterraneo, ha contribuito in modo determinante alla libertà e alla verità per i suoi cittadini e, forse, per il mondo intero.

 

Roberto Leofrigio