Ti presento Sofia apre con un Fabio De Luigi ex rocker che, negoziante di strumenti musicali divorziato e papà premuroso di una bambina di dieci anni (la Sofia del titolo), vede ripiombare nella propria esistenza un’amica dalle fattezze di Micaela Ramazzotti, che non vede da molti anni e che è divenuta, nel frattempo, una dinamica e indipendente fotografa.
Amica che, al loro primo appuntamento, gli rivela sia di non volere assolutamente figli, sia di detestare i bambini, tanto da spingerlo a negare l’esistenza della piccola, la quale arriva addirittura a spacciarsi per la sua sorellina.
Piccola magistralmente incarnata dalla esordiente Caterina Sbaraglia e che, talento in erba nel suonare la chitarra, nonché amante dei Blondie e degli Afterhours, se pensate di trovarla in una vicenda che vi sembra già sentita non state affatto sbagliando, in quanto l’operazione altro non è che il rifacimento made in Italy della co-produzione tra Spagna e Argentina Se permetti non parlarmi di bambini!, diretta nel 2015 da Ariel Winograd.
Operazione che, nello sfruttare tre personaggi bloccati nelle loro incertezze e costretti dalla situazione a mettersi in gioco, sguazza, ovviamente, nei tentativi continuamente attuati dal protagonista per far sì che non venga allo scoperto la verità, mentre continua a portare avanti il suo sempre più difficile rapporto con la figlia e con la nuova compagna.
E, tra bungee jumping e un’escursione all’interno un lussuoso resort, sono il frontman della band dei Rokes Shel Shapiro e Andrea Pisani a fare rispettivamente da padre e da fratello a De Luigi, la cui ex moglie possiede i connotati di una Caterina Guzzanti incinta.
L’Andrea Pisani che già aveva preso parte al riuscito Belli di papà e al dimenticabile Classe Z sotto la regia di Guido Chiesa, qui nuovamente posto dietro la macchina da presa e che, però, non sembra essere in grado di gestire a dovere la quasi ora e quaranta di visione.
Perché, man mano che spinge lo spettatore a chiedersi se la vita senza figli abbia un senso, Ti presento Sofia non manca di risultare, fin dall’incipit, narrativamente piatto e tutt’altro che coinvolgente, privo della verve necessaria ad una commedia e, di conseguenza, capace di strappare risate soltanto in rarissime occasioni.
Francesco Lomuscio
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.