Treasure island: la piccola Babele a cielo aperto di Brac

È al fratello Clément e all’infanzia eterna che il cineasta parigino classe 1977 Guillaume Brac dedica il suo L’île au trésor, internazionalmente conosciuto con il titolo anglofono Treasure island e presentato nel concorso ufficiale per il premio Amore e psiche dell’edizione 2018 del MedFilm Festival, manifestazione dedicata esclusivamente alle cinematografie del Mediterraneo.

Un’opera che richiama immediatamente nel titolo L’isola del tesoro, ma che, in realtà, possiede soltanto il metaforico spirito di fondo del romanzo per ragazzi scritto nel 1883 da Robert Louis Stevenson.

Infatti, qui non abbiamo alcuna avventura a base di mappe destinate a portare alla scoperta di preziosi ritrovamenti, bensì la macchina da presa con l’obiettivo rivolto verso un’estate nell’’île de loisirs de Cergy Pontoise, poco lontano dai sobborghi più difficili di Parigi.

Una piccola Babele a cielo aperto che, luogo di svago e relax, Brac racconta con luminosità e ricorrendo alla consueta delicatezza – aspetto già presente, tra l’altro, nei suoi precedenti lavori, guardanti in maniera evidente al cinema di Eric Rhomer – per mostrare una “fauna umana” divisa tra chi intende provare nuove ed emozionanti esperienze, chi è in cerca di flirt e trasgressioni assortite è chi, semplicemente, vede nella località il giusto posto in cui nascondersi o prendere una pausa.

Una fauna comprendente bambini, adulti, donne e, soprattutto, diverse etnie, e che, tra abbondanza di voce fuori campo e scorci di quasi paradisiaca natura, immortala ricorrendo per lo più ad inquadrature fisse, montando nel mezzo anche qualche monologo.

Il tutto, nell’altamente chiaro fine di lasciar emergere la forte sensazione di realismo necessaria ad un’operazione di taglio documentaristico.

Un’operazione non sempre capace di catturare a dovere l’attenzione dello spettatore e che, pur gradevole, rischia non poco di spingerlo alla distrazione nel manifestarsi propensa ad aprire un po’ troppe trame, conferendo l’impressione di lasciarne aperta più di una.

 


Francesco Lomuscio