Trieste Science+Fiction Festival 2019: gli ultimi fuochi con il folle Jesus shows you the way to the highway, gli uomini maiali di Bullets of justice e tutti i premiati

Provate ad immaginare un Matrix sotto acidi e, con ogni probabilità, otterrete Jesus shows you the way to the highway (foto qui sotto) di Miguel Llansó, co-produzione tra Spagna, Estonia, Etiopia e Lettonia presentata il 2 Novembre 2019 presso il Trieste Science+Fiction Festival.

Una folle operazione che, partendo da due agenti speciali che penetrano attraverso la realtà virtuale nel sistema operativo della CIA con il compito di distruggere il virus informatico Unione Sovietica (!!!) molto più complesso di ciò che credevano, s’immerge in un look fotografico chiaramente anni Settanta nel mescolare omaggi e citazioni a più non posso.

Perché, tra uno Stalin che combatte armato di falce e martello e un’Arca dell’Alleanza protetta da un invincibile monaco Shaolin, si sguazza in mezzo a gommosi mostri che sembrano usciti dalla fantascienza americana degli anni Cinquanta e Sessanta, assassini da vecchio film di arti marziali cinese, uno pseudo-Batman che si fa leccare i piedi e agenti forniti di maschere di cartone rappresentanti i volti di personaggi noti quali Richard Pryor e Adriano Celentano.

Con una bizzarra aria generale oscillante tra i vecchi film di spionaggio inglese e i catch movie messicani, un assurdo scherzo in fotogrammi tirato, forse, un po’ troppo per le lunghe e che ha proseguito una giornata apertasi tramite il cult anni Novanta Starship troopers – Fanteria dello spazio di Paul Verhoeven, in omaggio al maestro degli effetti speciali Phil Tippett, ospite al festival per ritirare il Premio Asteroide alla carriera TS+FF2019.

Giornata che, oltre alla celebrazione del quarantennale de L’umanoide, diretto nel 1979 da Aldo Lado, ha annoverato sugli schermi della kermesse il lungometraggio d’animazione norvegese Louis & Luca – Mission to the moon di Rasmus A. Sivertsen (foto qui sopra), il documentario Boia, maschere e segreti: l’horror italiano degli anni Sessanta di Steve Della Casa e il canadese Ghost town anthology di Denis Côté, ambientato in una isolata cittadina con soli duecentoquindici abitanti colpita prima dalla tragica morte di uno di essi, poi dall’apparizione di misteriosi sconosciuti in mezzo alle nebbie.

Senza contare il bulgaro Bullets of justice di Valeri Milev (foto qui sotto), che, comprendente nel cast anche il mitico Danny”Machete”Trejo e riguardante la lotta contro una razza di uomini maiali mangiatori di carne umana nati come super-soldati durante la Terza Guerra Mondiale, il regista definisce “Un sogno schizofrenico che si fa beffe degli elementi dell’action horror”.

Ma a spiccare sono stati lo svedese Aniara di Pella Kågerman e Hugo Lilja, aggiudicatosi il Premio Asteroide per il miglior film di fantascienza, horror e fantasy grazie alla vicenda dell’astronave suggerita dal titolo, usata in un futuro non troppo lontano per trasportare la popolazione terrestre in fuga verso la sua nuova casa, Marte, e destinata a finire fuori rotta nello scontrarsi con dei detriti spaziali, ed Extra Ordinary di Mike Ahern ed Enda Loughman (foto qui sotto), co-produzione tra Irlanda e Belgio che di riconoscimenti ne ha ottenuti perfino quattro: il Premio Méliès d’argent per i Lungometraggi, Stars’ War – Premio della Critica Web, il premio Nocturno Nuove visioni e il Premio del pubblico.

Trattasi di una commedia in salsa ghost story in cui una dolce e solitaria istruttrice di guida si trova a dover usare i propri poteri soprannaturali per salvare la figlia di un altro solitario e dolcissimo individuo da una rock star in declino che fa un patto col demonio per rilanciarsi.

Dei lavori proiettati negli altri giorni, invece, I am Ren si è guadagnato una menzione speciale per l’attrice protagonista Marta Król, This time away di Magali Barbé il Premio Méliès d’argent per i cortometraggi, N di Iacopo di Girolamo il Premio CineLab Spazio Corto e After midnight di Jeremy Gardner e Christian Stella il Premio Wonderland Rai4 con questa motivazione: “Per aver realizzato con elegante ironia, un’intelligente metafora della crisi sentimentale di una giovane coppia, nella quale il raffinato intreccio narrativo conduce il protagonista maschile nel labirinto di un’angosciosa solitudine e l’esperienza della paura diventa mostruosa e spiazzante”.

Nel corso di una cerimonia di premiazione tenutasi il 3 Novembre sera e cui ha fatto seguito l’anteprima dell’attesissimo Zombieland – Doppio colpo di Ruben Fleischer, in arrivo nei cinema il 14 Novembre 2019.

 

Francesco Lomuscio