Troppa grazia: singolari apparizioni

Presentato in anteprima internazionale come film di chiusura della Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2018, Troppa grazia, ultima fatica del regista Gianni Zanasi, sta a rappresentare un tipo di commedia ricercata, che tenta nuove strade, al fine di dar vita a qualcosa di nuovo e di acquistare una propria, marcata personalità all’interno del panorama cinematografico nostrano.

Operazione encomiabile? Sicuramente. Il problema, però, si presenta a conti fatti, ossia nel momento in cui si ha davanti il prodotto finito.

Al fine di descrivere l’attuale, complicato mondo dell’occupazione, il regista mette in scena la singolare storia di Lucia (Alba Rohrwacher), ragazza madre, nonché scrupoloso geometra che, improvvisamente, vede sul luogo di lavoro una giovane donna (Hadas Yaron). Convinta che si tratti di una profuga, le dà cinque euro e le intima di allontanarsi. Il problema si presenta nel momento in cui riappare a Lucia, affermando di essere la Vergine Maria e chiedendole di andare dagli uomini e dire loro di costruire una chiesa nel posto in cui le è apparsa la prima volta.

Incipit interessante? Indubbiamente. Il problema, però, si presenta nel momento in cui una storia dagli spunti così originali deve essere, per forza di cose, portata avanti.

E, a tal proposito, proprio a livello di scrittura, Troppa grazia presenta uno scivolone dietro l’altro, tra elementi tirati in ballo e ingiustificatamente lasciati in sospeso (vedi, ad esempio, la stessa idea iniziale di dover costruire una chiesa) e personaggi dapprima inseriti in sceneggiatura, poi abbandonati inspiegabilmente a loro stessi (pensiamo al padre della protagonista o alla sua stessa figlia adolescente, con tanto di problematiche con un compagno di scherma).

Con un ricco cast comprendente, tra gli altri, Elio Germano e Valerio Mastandrea, il risultato finale è un lungometraggio che trasmette la forte sensazione che nulla sia stato realmente risolto alla fine dei giochi e che, malgrado l’interessante e originale idea di partenza, non riesce a mantenere alto il livello iniziale, arrancando stancamente fino al finale.

 

 

Marina Pavido