Tuttapposto: Roberto Lipari dice no alle raccomandazioni

Il titolo Tuttapposto fa riferimento ad una applicazione rivoluzionaria per valutare l’operato dei professori… ma andiamo per ordine.

Vincitore nel 2016 di Eccezionale veramente, primo talent per comici italiano, al di là dei suoi interventi nella trasmissione televisiva Colorado il siciliano Roberto Lipari avevamo avuto modo di vederlo sul grande schermo in Classe Z, diretto l’anno successivo da Guido Chiesa, prima che rientrasse, appunto, tra gli sceneggiatori di questo secondo lungometraggio a firma di Gianni Costantino, in precedenza autore soltanto di Ravanello pallido.

Lungometraggio di cui è anche protagonista nei panni di uno studente universitario in un ateneo in cui non solo i docenti vendono esami, assumono esclusivamente conoscenti e parenti e sono dediti a raccomandazioni, ma il Rettore è suo padre, dal volto di Luca Zingaretti.

È infatti contro la propria famiglia, tra l’altro, che finisce per andare quando, stanco di essere asservito al potere del baronato, appoggiato dai suoi amici Viktoriya Pisotska, Carlo Calderone, Simona Di Bella e Francesco Russo, realizza l’App per smartphone di cui sopra, destinata ad invertire i ruoli di universitari e insegnanti.

Insegnanti in mezzo ai quali troviamo, tra gli altri, Paolo Sassanelli e Ninni Bruschetta, che impreziosiscono ulteriormente un ricco cast di nomi noti comprendente anche una Monica Guerritore ministro dell’istruzione ed un Sergio Friscia intraprendente ristoratore.

Un Sergio Friscia che contribuisce, ovviamente al lato comico della circa ora e mezza di visione che, escludendo un equivoco con scritta su una torta e una ristretta manciata di battute, non riesce in verità a dispensare, però, una sufficiente dose di occasioni capaci di strappare risate.

Man mano che viene precisato che nel marketing si è passati dal cartaceo al digitale perché il secondo non te lo puoi fumare (sic!) e che viene ricordato che si smette di essere giovani quando si pronuncia la frase “Tanto non cambia mai niente”.

Oltre al fatto che non c’è niente di più bello che credere nell’impossibile e che, in ogni caso, si può tornare in qualunque momento giovani.

Del resto, proprio questi ultimi potranno probabilmente rimanere conquistati dalla giusta critica in fotogrammi mossa da Tuttapposto verso uno dei corrotti e disgustosi aspetti del sistema italiano, in quanto gli spettatori più maturi e maggiormente disillusi rischiano di avvertire una certa debolezza generale dell’insieme, anche consapevoli del fatto che tanto, una volta usciti dal cinema, non cambia niente.

 

 

Francesco Lomuscio