Tutti lo sanno: ad Asghar Farhadi è meglio non dirlo

Presentato al festival di Cannes 2018 e già ampiamente criticato, esce sui nostri schermi Tutti lo sanno del regista iraniano Asgar Farhadi, mietitore di premi, che questa volta, spostandosi nella placida Europa, fa quello che fanno tutti registi bravissimi, ovvero ciò che sarà ricordato come un incidente di percorso (o daremo colpa alla sceneggiatura). Un un peccato, considerata l’accoppiata vincente (anche nella vita reale) di Penélope Cruz e Javier Bardem.

La storia vede Laura (Cruz) tornare dall’Argentina insieme ai figli per il matrimonio di una delle due sorelle, e, incontrando la sua famiglia, ritrova anche Paco (Bardem), un suo antico amore, che lavora per loro come vignaiolo, su quelle terre che un tempo erano della donna.

Una storia lontana dalle corde di Farhadi, che ha sviluppato ben altri racconti per immagini. Una storia che si trova rapidamente al centro di un mistero. Al termine di un scatenata festa di matrimonio, la figlia di Laura, sedicenne, è stata rapita, come accadde tanti anni fa in quella zona. Ma da chi? Rapidamente, lo sguardo si rivolge all’interno della famiglia, con una serie di improbabili errori di sceneggiatura, che portano subito lo spettatore ad intuire di non trovarsi affatto dinanzi al miglior film del regista iraniano.

Il risultato finale, oltre alla delusione del critico e, forse, dello spettatore, sta proprio nel fatto di aver profuso mezzi, attori e professionisti del settore cinematografico di altissimo livello.

Purtroppo, non tutte le ciambelle riescono con il buco, e le intenzioni del bravo Farhadi si perdono immediatamente nella storia, troppo ovvia e superficiale.

Da vedere per chi ama la coppia Cruz-Bardem, da indagare per i cinefili amanti del cinema di Farhadi, al fine magari di capire come si possa, a volte, sbagliare un film.

Per il nostro pubblico, abituato a cose peggiori, è comunque più indicato rispetto ai terribili programmi tv nostrani, perché “tutti lo sanno”: meglio andare al cinema, che restare a casa a guardare i canali generalisti.

 

 

Roberto Leofrigio