Tutti per Uma: la Tata Matilda di Susy Laude

Pur ricoprendo il piccolo ruolo di moglie del consulente bancario Zio Victor, dal volto del Dino Abbrescia di cui è compagna anche nella vita reale, è dietro la macchina da presa che è occupata principalmente l’attrice Susy Laude – vista, tra l’altro, in Beata ignoranza e Se mi vuoi bene – nel caso di Tutti per Uma.

Un lungometraggio che segna infatti il suo debutto nella regia cinematografica, incentrato su una particolare famiglia di viticoltori tutta al maschile: i Ferliga.

Famiglia di cui fanno parte il nonno Attila, padre padrone all’antica, il fratello minore Dante, bambinone mai cresciuto, e il figlio Ezio, vedovo datosi all’apicoltura, ovvero Antonio Catania, Lillo Petrolo e Pietro Sermonti. Senza contare i nipotini Francesco ed Emanuele, rispettivamente incarnati dai giovanissimi Gabriele Ansanelli e Valerio Bartocci, il primo ribattezzato “Panzetta” e, appassionato di danza, bullizzato dai coetanei, il secondo soprannominato “Nano” e continuamente pronto a provocare guai, tanto da ricordare il pestifero Junior della serie Piccola peste.

Del resto, man mano che apprendiamo che l’azienda del nucleo familiare, un tempo famosa in tutta Italia, è indebitata e in mano alle banche, è facile intuire che non pochi siano i modelli cinematografici esteri cui guarda Tutti per Uma; a cominciare dalla contessa Coco di Pujadevi Elisa Lepore, dal look piuttosto simile a quello della Crudelia De Mon de La carica dei 101.

Per non parlare del fatto che la misteriosa Uma suggerita dal titolo, interpretata dalla austriaca Laura Bilgeri di The recall – L’invasione e destinata ad aiutare i protagonisti tirando fuori il meglio di ciascuno di essi, non possa fare a meno di richiamare alla memoria la Tata Matilda portata per due volte sullo schermo da Emma Thompson.

Ed è chiaro che, tra balletti, momenti cantati, una partita a pallone e il sempre presente cane della stramba combriccola, l’intenzione della Laude sia quella di confezionare una commedia per famiglie immersa in un’atmosfera favolistica, complici oltretutto determinate dinamiche e le tipologie di musiche e colori scenici sfruttati.

Ma, a cominciare da un Lillo Petrolo qui coinvolto addirittura in un momento da comiche del muto affiancato dal citato Sermonti, il valido cast – comprendente anche Carolina Rey e il duo Pablo e Pedro – appare decisamente sprecato, al servizio di gag incapaci di strappare risate e scenette che sarebbero dovute risultare simpatiche.

La noia, di conseguenza, è inevitabile durante la visione di Tutti per Uma.

 

 

Francesco Lomuscio