Con l’EP Tutto è Fermo, uscito per BM Records, Il Contagio (Lecco) e Nix (Sondrio) firmano un progetto dal forte impatto concettuale e sonoro. L’album scava nella staticità di un mondo che sembra «andare a rotoli», dominato da aridità di idee, valori e sentimenti — finché ogni suono diventa una forma di resistenza.

La title track, con la partecipazione dell’MC statunitense Reks, instaura una “conversazione con Dio” sulle tensioni esistenziali e spirituali, mentre in Postverità (feat. Fu Kyodo) emerge la riflessione politica e sociale di una generazione sospesa nel limbo digitale

Il tappeto sonoro varia dal classic boom bap alla golden age, contaminato da elettronica e sperimentazione — a testimonianza di una forte volontà di reinventare e spezzare l’inerzia di una scena rap underground sempre più omologata.

In questa intervista vi facciamo scoprire come, tra difficoltà da artisti “dal basso”, riflessioni sul presente e una passione che non accenna a placarsi, Il Contagio e Nix guardano al futuro dell’Hip Hop italiano attraverso un dialogo autentico con sé stessi, col loro pubblico — e, in fondo, con il cambiamento che vogliono vedere.

“Tutto è Fermo” è un titolo che suggerisce stasi e riflessione. Come si collega questo concetto al contenuto dell’album e al momento che state vivendo come artisti indipendenti?

Il Contagio: Tutto È Fermo si riferisce al mondo che in cui viviamo, sempre più caratterizzato da aridità e immobilismo: di idee, valori, sentimenti, azioni, di progressi. Un mondo che va a rotoli, dove la sensazione è che non si muova una foglia… il poco che accade lo fa per inerzia.

Un momento in cui tutto è fermo, un momento di stasi, può essere anche un momento di riflessione come dici tu: all’interno di questo scenario riflettiamo sulla realtà che ci circonda, come nella title track, all’interno della quale insieme a Reks (ospite d’onore dell’intero Ep, dagli USA) mettiamo in atto una sorta di conversazione con Dio, o con chi ne fa le veci.

La riflessione è anche politica e sociale, come in Postveritá, featuring Fu Kyodo. All’interno di questo album, a dire il vero, non c’è un momento di riflessione sulla musica e sugli artisti underground, ma è vero che l’immobilismo di cui parliamo riguarda anche ciò: ultimamente è sempre più difficile fare musica “dal basso” perché sono cambiate molte cose.

Il pubblico insegue spesso il personaggio e non il sound, gli eventi live di un certo tipo sono sempre più rari dopo il Covid e non pare esserci una spinta artistica verso il gusto e la novità… trova spazio la copia della copia di un format, non la genuinità e la personalità dell’artista.

Essere indipendenti nel panorama musicale odierno comporta sacrifici. Quali sono le difficoltà maggiori che affrontate nel portare avanti la vostra musica senza un’etichetta alle spalle?

Il Contagio: Abbiamo la fortuna di essere due artisti underground che hanno il supporto di un’etichetta, BM Records. Si tratta di una piccola realtà torinese, gestita da Masta Five, caratterizzata da realness e buon gusto. BM ci sta aiutando a diffondere Tutto È Fermo ed è un piacere poter lavorare in questo contesto.

I problemi principali riguardano la scarsità attuale di situazioni live (la differenza con alcuni anni fa è fortissima, imbarazzante) e la questione economica. Nessuno compra più i CD, ormai la fruizione è puramente digitale, il che ci ha privati di una grossa fetta delle nostre entrate, che utilizzavano per produrre musica nuova.

Certo, la distribuzione digitale ha anche sviluppi positivi, ad esempio ci sta permettendo di arrivere a un pubblico più ampio, il che è bello ma è anche… praticamente gratis. Inoltre, la tendenza all’appiattimento dei gusti, che citavo prima, non aiuta; non so se sia colpa dei social o che altro, sta avvenendo e basta… La scelta è adeguarsi ad alcuni trend oppure essere sé stessi e rischiare: ascoltando il nostro Ep potrete scoprire quale strada abbiamo deciso di prendere io e Nix.

Considerando questo, siete contenti del risultato che ha avuto “Tutto è Fermo”?

Nix: Considerando i numeri generali della scena Hip Hop underground, mi ritengo abbastanza soddisfatto. Il progetto ha suscitato interesse nei media di settore e stiamo anche passando in radio, sia italiane che estere, con il brano “Top Weekend”, prodotto da DJ FastCut.

Finora abbiamo totalizzato cinque date live a Modena, Milano, Torino, La Spezia e Arese, e ne stiamo programmando altre.

La scena rap italiana sta vivendo un periodo di grande fermento. Come vi inserite in questo contesto e quali sono le vostre influenze principali? Vi sentite mai fuori contesto? 

Nix: Sicuramente il rap ha preso molto piede negli ultimi anni, però non posso dire che la mia musica — né quella che ascolto — sia troppo vicina a quella che va per la maggiore.

In questo senso, mi sento già un po’ fuori contesto. Allo stesso tempo, però, anche facendo un rap più di nicchia, riesco comunque a beneficiare dell’attenzione che il genere sta ricevendo.

Per quanto riguarda le mie ispirazioni, ascolto molto soul e jazz. Nel soul passo da giganti come Curtis Mayfield, Roy Ayers e Marvin Gaye, fino a nomi più contemporanei come Terrace Martin, Jon Batiste e Anderson .Paak.

Nel jazz, vado da Donald Byrd e Lee Morgan a Yussef Kamaal, Kamasi Washington e molti altri.

Poi ovviamente c’è l’Hip Hop — che è stato per anni, e in parte è ancora, il mio genere di riferimento — ma anche il funk, la house… Sono cresciuto con un background reggae grazie a mio padre, che lo suonava.

Direi quindi che il sound black, in tutte le sue forme, è la mia influenza principale.

Guardando al futuro, quali sono i vostri obiettivi come artisti e come intendete evolvervi nel panorama musicale?

Nix: Il mio obiettivo principale, come artista, è quello di continuare a migliorarmi: sia a livello tecnico e lirico, sia in termini di originalità. Credo che questa crescita personale vada di pari passo con un’evoluzione nel panorama musicale.

Mi piacerebbe, prima o poi, dar vita a un progetto con una band o comunque circondarmi il più possibile di strumentisti. Lavorare con musicisti dal vivo mi ispira molto, mi arricchisce e mi insegna sempre qualcosa di nuovo.

Forse, nel contesto del rap, questa potrebbe essere una delle strade per rendere questa musica ancora più virtuosa.

Detto ciò, non mi toglierete mai l’amore per le strumentali costruite con i campioni: fanno parte della mia identità artistica e musicale.

Per quanto riguarda il pubblico, ovviamente l’obiettivo è raggiungerne il più possibile. Ma per me la cosa più importante resta avere una fanbase solida, anche se piccola, che segua l’artista con convinzione e venga ai live — che sono la dimensione che preferisco in assoluto.

Cosa sperate che gli ascoltatori portino con sé dopo aver ascoltato “Tutto è Fermo”? Infine, farete un altro disco insieme? 

Il Contagio: Vorrei che gli ascoltatori recepissero la forte passione che ha scavato le fondamenta di questo album. Senza passione non si crea nulla. Ma non solo: abbiamo espresso un suono original hip hop, pur in varie declinazioni, e mi piacerebbe che questo rimanesse negli ascoltatori, a maggior ragione in un’epoca in cui questa musica e questa cultura non se la passano benissimo…

Un’altra cosa che vorrei arrivasse è la forte voglia di cambiamento che emerge dalle canzoni, soprattutto da Angles Morts, così come la sensazione di “quiete dopo la tempesta”, ad esempio nel brano Jim Morrison.

Faremo un altro lavoro discografico insieme? Per ora c’è un singolo, che uscirà in futuro… per quanto riguarda un altro album posso solo risponderti “chi può dirlo”…!


Una risposta a “Tutto è fermo: Il Contagio e Nix rompono il silenzio. Intervista”

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