Ulysses: A dark Odyssey, il ritorno di nessuno

In Ulysses: A dark Odysssey Ulysses (Andrea Zirio) è un soldato senza memoria, con il corpo e la psiche segnata dalle violenze fatte e subite. I suoi ricordi sono confusi, sa solo che la sua ultima missione è ritrovare Penelope (Anamaria Marinca), la donna che ha amato e che ama ancora.

L’uomo arriva nella sua Taurus City, una città distopica, dove i personaggi dell’Odissea omerica si ritrovano ad avere nuove connotazioni. Così Ulysses, con la mente lacerata da una memoria che combatte per uscire e qualcosa che blocca il riaffiorare dei ricordi, rincontra il suo amico fraterno Niko (Drew Kenney), il quale lo accompagna lungo la nuova Odissea.

Dopo aver affrontato un Polifemo sempre cannibale, ma che ha iniziato a far fruttare la sua propensione per la carne umana, e una Circe a luci rosse, Ulysses, grazie ad una magia coadiuvata da una droga endovenosa, recandosi dalla Veggente (Skin) ritrova la memoria perduta.

Parallelamente, si svolge la vicenda di Penelope, che, durante i sette anni di assenza del marito Ulysses, per non stare sola con il bambino avuto da questi è tornata a vivere sotto l’egemonia del padre, Mr.Ocean (Danny Glover), tiranno fondatore di Taurus City.

Penelope vive un grande conflitto interiore, non sapendo se continuare ad aspettare l’uomo che ha sempre amato o lasciarsi alle spalle tutto, come le suggerisce il padre, credendo alle parole di questi sulla morte in guerra di Ulysses.

Il regista Federico Alotto si cimenta per il suo secondo lungometraggio in un lavoro epico, nel vero e proprio senso della parola, partendo dall’idea originale dell’Odissea omerica, passando per l’Ulisse di Joyce, con molteplici riferimenti all’opera classica, soprattutto sulla numerologia; ma senza voler riportare sullo schermo la storia che fu scritta da Omero o da Joyce, bensì con una rilettura moderna, distante da quella che fu la storia originaria dei personaggi, trasportandoli in un futuro vicino a noi. Un futuro totalmente distante dove, però, guerra, dolore, droga e violenza sono ponti tra la nostra realtà e Taurus City.

Un plauso speciale è dovuto alle musiche di Alan Brunetta & Yellows per il lavoro di perfetto incastro tra le scene e la colonna sonora.

 

 

Mara Carlesi