In un’epoca musicale dove la produzione tende spesso a strafare, a riempire ogni spazio vuoto con suoni e effetti, Colpo di Fulmine di Accame sceglie di percorrere una strada diversa: quella della sottrazione.

Colpo di fulmine – Accame

Fin dalle prime note, si percepisce una volontà chiara: eliminare il superfluo per lasciare spazio alla melodia, al testo e all’emozione pura. La chitarra acustica guida il brano con un ritmo costante e rassicurante, creando una base su cui gli altri elementi – archi delicati, un basso appena accennato e un’armonica finale – si muovono con discrezione. Nessuno strumento si prende mai la scena, tutto sembra esistere solo per sostenere il cuore del brano.

La voce di Accame, posizionata con un leggero riverbero vintage, non cerca di emergere con forza, ma si fonde armoniosamente con il tappeto sonoro, quasi fosse un altro strumento. È una scelta coraggiosa, che riflette una chiara intenzione: il messaggio non deve essere gridato, ma sussurrato all’orecchio di chi ascolta.

Il testo, semplice e diretto, racconta con sincerità quell’emozione travolgente che è l’incontro inatteso, lo scossone che arriva senza preavviso. Sono parole che sembrano uscite da una penna spontanea, scritte di getto su un foglio volante, ma che proprio per questo colpiscono con precisione.

Colpo di Fulmine non è una canzone che punta a stupire, ma a far respirare. È un brano che invita a fermarsi, a chiudere gli occhi e a lasciarsi trasportare, come se il tempo si fermasse per tre minuti. C’è qualcosa di nostalgico nel modo in cui Accame affronta questa canzone, un’eco lontana che ricorda le vecchie musicassette ascoltate su uno stereo impolverato.


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