Un figlio all’improvviso: una famiglia per Patrick

Se c’è un tema che recentemente ha preso piede nella commedia francese è quello della famiglia, o, almeno, tutto ciò che minimamente le si avvicina a livello concettuale.

Citando soltanto alcuni titoli della recente produzione d’oltralpe, abbiamo Separati ma non troppo, Famiglia all’improvviso – Istruzioni per l’uso, Non sposate le mie figlie, Benvenuti a casa mia e così via. Tutti lungometraggi che nelle proprie trame hanno come primaria importanza un’idea di amore nel nucleo familiare e ai quali si aggiunge Un figlio all’improvviso, prodotto leggero tratto da una pièce teatrale di Sébastien Thiery e diretto dallo stesso insieme a Vincent Lobelle.

Ne sono protagonisti Christian Clavier e Catherine Frot rispettivamente nei panni di André e Laurence, coppia di mezza età sposata ormai da tempo, alla cui pacata esistenza avviene qualcosa a dir poco assurda.

Nella loro casa, infatti, irrompe un giovane non udente che risponde al nome di Patrick (Thiery), il quale sostiene di essere il loro figlio dimenticato anni addietro; ma i due coniugi, consci di non aver avuto assolutamente alcuna prole, cercano di far chiarezza sulla situazione, nel tentativo di scoprire cosa c’è di vero in tutto ciò.

Nonostante la certezza di essere vittime di un grave equivoco, André e Laurence sentono sempre più vicino quel ragazzo, con il dubbio che, forse, non tutto è così impossibile.

Tipica operazione messa in piedi per poter divertire il pubblico da commedia tramite trame accattivanti, Un figlio all’improvviso è ciò che promette di essere, grazie a quella sua sincera ironia fatta di personaggi simpatici e profonde riflessioni esistenziali riguardanti l’amore familiare.

Nulla è di troppo in questo piccolo prodotto pensato e concepito proprio tenendo conto della tipologia di matrice teatrale da cui viene, in modo da regalare sorrisi leggeri e situazioni esilaranti mai esagerate (l’incontro col vecchio, anziano amore di André). E gran parte della professionalità ironica viene dal protagonista Clavier, idolo tutto francese (era nel megasuccesso I visitatori), qui trovatosi a duettare con l’altrettanto brava e malinconica Frot (La cena dei cretini nel curriculum).

Certo, ci si aspettava un pizzico di coraggiosa cattiveria in alcune trovate come quella dell’idea dell’handicap scomodo del Patrick di Thiéry e della sua compagna non vedente Sarah, interpretata da Pascal Arbillot, ma Un figlio all’improvviso non è lungometraggio pensato per provocare. Al contrario, tutto è concepito al fine di trarne una moraletta facile, digeribile e pro-famiglia (in questo caso pro-materna, titolo originale docet, Momo), pur senza virare mai verso il melenso.

Unico neo è che, per arrivare a questi facili risultati, il film di Thiery e Lobelle azzarda un finale decisamente sbrigativo, evitando di approfondire parti anche importanti di tutta la trama.

Nonostante ciò, la visione di Un figlio all’improvviso rimane consigliabile, grazie alla sua simpatia mai forzatamente  ingombrante e alla voglia di valorizzare il concetto di famiglia, in qualsiasi modo essa sia composta.

 

 

Mirko Lomuscio