È ormai assodato che Belgi e Francesi siano davvero all’avanguardia nell’horror. Basti pensare a titoli come Alta Tensione di Alexandre Aja del 2003, Calvaire di Fabrice Du Welz del 2004, Frontiers di Xavier Gens del 2007, À l’intérieur di Alexandre Bustillo e Julien Maury del medesimo anno, Martyrs di Pascal Laugier del 2008. E questi sono solo alcuni dei moltissimi titoli di qualità che i registi francofoni hanno consegnato all’horror nel Post Duemila. Oggi vi parlerò di un film che segue un filone decisamente diverso dai succitati, in quanto non riguarda torture fisiche e psicologiche, ma si inscrive nell’horror più puro, quello dei mostri, dei demoni, degli oggetti maledetti che fanno da tramite tra il Maligno ed il nostro mondo: Bloody Calendar (Le Calendrier), classe 2021, produzione franco-belga firmata dal regista belga Patrick Ridremont, al suo secondo lungometraggio dopo la commedia drammatica Dead Man Talking. Sebbene le tematiche trattate non siano né originali né innovative, il film riesce comunque a svincolarsi dalla maggior parte dei prodotti di questo genere ed a rendersi interessante ed avvincente, toccando anche, senza il benché minimo pietismo, temi come l’invalidità e l’Alzheimer.

Eva è una giovane ballerina che ha dovuto rinunciare ad una promettente carriera a causa di un terribile incidente d’auto che l’ha paralizzata completamente dalla vita in giù. Durante il periodo natalizio ella riceve la visita della sua migliore amica, Sophie, che le porta il suo regalo, un meraviglioso ed all’apparenza antico calendario dell’avvento, le cui 24 casellette si aprono con una chiave. La ragazza apre le prime 4, essendo già il 4 dicembre, e vi trova dei dolcetti che mangia di gusto, ma quando va per aprire la casella numero 5 questa non si apre. Inoltre nelle casellette si trovano delle regole: se si mangia un dolce vanno mangiati tutti, ed il calendario non può assolutamente essere buttato “altrimenti Io ti ucciderò”, così c’è scritto. Io, Ich in tedesco. Chi sarà mai? Fatto sta che man mano che apre le finestre del calendario i desideri di Eva cominciano ad avverarsi, e non solo quelli belli, come ad esempio risentire il padre malato di Alzheimer … così una scia di sangue comincerà a scorrere intorno alla sfortunata ragazza. Quale sarà la cosa giusta da fare?

Eva è paraplegica, eppure lavora, fa sport, vive sola ed ha un cane di cui si occupa. Già questo potrebbe essere un bel messaggio di partenza, il consiglio di non arrendersi mai davanti a nessuna difficoltà, di andare avanti sempre, nonostante tutto. La regia di Ridremont ci porta subito, o meglio, dall’arrivo in scena dello splendido calendario, in un mondo da fiaba gotica, oscura, ed il montaggio davvero incalzante ci avvince con la giusta dose di tensione all’essere che sembra vivere all’interno dello strano oggetto. Qualcosa si sta rigenerando lì dentro, ed ogni dolcetto che Eva mangia sembra dargli nuova linfa vitale, un po’ come succedeva a Frank Cotton, protagonista del mitologico Hellraiser di Clive Barker del 1987, ogni volta che l’amata Julia gli portava una vittima da dissanguare. Si capisce già che siamo davanti ad un Horror con la H maiuscola, senza alcun risvolto thriller, ma che del mostro fa il suo assoluto antagonista. Ich, così come lo chiama Eva, ricorda moltissimo nel look e nelle fattezze, finanche nei movimenti, l’iconico Pyramid Head della saga di Silent Hill, sebbene il designer che lo ha ideato abbia affermato di essersi ispirato, per realizzarlo, ad un medico – soldato tedesco della prima guerra mondiale, un nazi folle ed assassino insomma, come non mancano nella storia del cinema horror. Il pupazzetto che esce dal calendario e parla con voce ferrosa ogni mezzanotte per spingere Eva ad aprire la casella successiva è forse, tuttavia, ancora più spaventoso ed inquietante dello stesso Ich in persona, che però credo nessuno vorrebbe incontrare sulla propria strada neanche per sbaglio. Al suo fianco, paladina ma non troppo, Eva, interpretata dalla brava attrice francese Eugénie Derouand, al suo primo ruolo importante nel cinema. Personaggio logicamente tormentato, rimasta paralizzata troppo giovane a causa di un incidente d’auto che le ha rovinato la vita e la carriera, con un padre malato che non vede e non sente a causa della nuova moglie di lui che la tiene a debita distanza per impossessarsi di tutto il patrimonio dell’uomo, priva di amici e di affetti eccetto Sophie, che sembra restarle accanto solo perché si sente responsabile dell’incidente che l’ha resa paraplegica, la ragazza dovrà prendere decisioni importanti nel corso del film, che metteranno sul piatto della bilancia le scelte etiche ed il proprio interesse personale. In fondo, inutile negarlo, siamo tutti un po’ egoisti, no?

Il monito “attento a ciò che desideri” è stato più volte usato nel cinema, soprattutto in quello dell’orrore, ma con risultati raramente interessanti. Mi sovviene ad esempio il banale Wish Upon del regista di Annabelle John R. Leonetti, che intorno ad una scatola che esaudisce desideri bagnati di sangue costruisce il proprio intreccio, ma in maniera così banale e prevedibile da renderne noiosissima la visione. Ma anche, tornando indietro nel tempo, il disco di Morte a 33 giri di Charles Martin Smith (1986), altro oggetto capace di trasformare in realtà i desideri del protagonista. Ogni volta i giovani si trovano a contatto con i loro desideri più reconditi, sfrenati, senza controllo, che probabilmente non vorrebbero veder esauditi realmente, ma quando succede bisogna decidere da che parte stare, se verso il bene o verso il male, e la scelta è tutt’altro che scontata.

Oltretutto Bloody Calendar si inserisce perfettamente nel vasto insieme dei film ambientati a Natale, festività che diviene qui sfondo perfetto per tutta la vicenda, senza eccedere, restando sempre un po’ defilato, ma c’è, e non è forse il Natale il periodo dell’anno in cui i desideri si fanno più tangibili? Nessun Babbo Natale killer, nessun malintenzionato deciso a farci trascorrere una brutta notte santa, ma addirittura un demone che aspetta proprio la vigilia di Natale per compiere il suo miracolo: Eva deciderà di assecondarlo oppure di osteggiarlo? Chissà, la ragazza è rappresentata spesso ad un bivio, tra la coscienza ed il desiderio di una vita normale, felice, che si merita alla sua età. Che cosa sceglierà? Dovrete guardare fino all’ultimo frame per trovare risposta a questa domanda, e non è detto che per tutti il finale sia così chiaro da capirlo … ed è forse proprio questo l’aspetto più interessante del film, il suo non essere scontato, prevedibile, nonostante la poca originalità del tema trattato. Si è empatici con Eva, certo, si prova pietà per una ragazza così giovane obbligata su una sedia a rotelle, sola, lontana da tutti, compreso il padre, con un’unica amica assolutamente superficiale; eppure a volte non si può essere dalla sua parte, alcune sue scelte non sono condivisibili, e quindi anche noi, come lei, ci troviamo a un bivio, nel quale però non possiamo che rimanere impotenti a guardare. Ridremont non si schiera, non prende una posizione, e lascia allo spettatore il compito di chiudere la fiaba come meglio crede.
Il calendario di legno, di squisita e pregiata manifattura tedesca, con le sue caselle istoriate e la grossa chiave gioiello, col meccanismo dell’animatrone di Ich che esce ad ogni mezzanotte per scandire il passare del tempo, va orgogliosamente a fare compagnia a tutta quella genia di giocattoli che va da Chucky ad Annabelle passando per il pupazzo da ventriloquo di Mary Shaw, e che non possono essere né buttati, né distrutti, né bruciati, perché tanto presto o tardi ritornano sempre. Quando il diavolo si impossessa di un gioco non c’è pietà per nessuno, l’oggetto perde le sue qualità per acquisire un’anima propria che lo renderà praticamente immortale e quasi invincibile. Trasportandoci in una dimensione onirica quasi costante, dalla quale non resteranno immuni nemmeno l’amica di Eva ed il fidanzato, il padre di Eva e neppure il suo cane, Bloody Calendar non si lascerà piegare dal buonismo imperante durante le festività, e non concederà scampo proprio a nessuno che possa gravitare nella sua orbita.

Ovviamente il tema della paraplegia e dell’inserimento nella società dei diversamente abili è trattato in modo parecchio superficiale ed infarcito di luoghi comuni, ma alla fine non disturba, e fonda il terreno essenziale su cui seminare e far germogliare il nostro racconto natalizio, fatto di istinti naturali insiti nell’uomo e desideri da realizzare sotto l’albero illuminato. Lasciandosi trasportare dalla dimensione onirica di questa orrorifica fiaba gotico – moderna, senza stare tropo a soppesare cos’è e cosa non è eticamente giusto o corretto, non si potrà che apprezzare Bloody Calendar, col suo villain interessante e la sua sofferta quanto intensa protagonista.
https://www.imdb.com/it/title/tt12496706
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