In questa esclusiva intervista con “Mondospettacolo”, abbiamo il piacere di ospitare il Maestro Filippo Martelli, in occasione del suo atteso concerto che si terrà sabato 14 giugno presso l’Antisalotto Culturale di Firenze, situato in via delle Fornaci. Questo evento promette di essere un vero e proprio “viaggio musicale tra emozioni e libertà”, un’esperienza unica che il Maestro spera possa toccare il cuore di tutti i presenti.
Il programma della serata include brani di natura pop, eseguiti con un approccio classico e arricchiti dalla presenza di un quartetto d’archi. Questa combinazione crea un’atmosfera al tempo stesso dolce e grintosa. Il Maestro Martelli si augura che l’esecuzione, l’armonia e il percorso melodico conducano gli spettatori in un mondo romantico e sognante, libero da ogni vincolo, invitandoli a lasciarsi coinvolgere e trasportare dalle emozioni.
Maestro Martelli, benvenuto su “Mondospettacolo”. Sono felice di annunciare il Suo live di Sabato 14 Giugno presso l’Antisalotto Culturale, in via delle Fornace a Firenze. Quali emozioni spera che il pubblico provi durante il suo “viaggio musicale tra emozioni e libertà”?
Intanto, grazie per l’attenzione. I brani sono di natura Pop ed eseguiti in modo classico in più, con il quartetto d’archi, creano un’atmosfera dolce e grintosa al tempo stesso. Mi auguro che, sia l’esecuzione, l’armonia ed il percorso melodico, accompagnino lo spettatore verso un mondo romantico, sognante, fantasioso e, soprattutto libero di farsi coinvolgere e trasportare in ogni direzione. I brani saranno presentati da testi scritti da Francesca Manuelli, scrittrice, con cui sto scrivendo uno spettacolo teatrale che andrà in scena in autunno. Si tratta di un viaggio attraverso la vita di una persona dall’infanzia all’adolescenza, con tutte le problematiche e le sfide che questo comporta, fino ad arrivare al momento in cui si prendono decisioni più difficili e ci si affaccia alla vita. Vorrei, senza spoilerare niente, permettere al pubblico di farsi accompagnare in questo viaggio fatto di musica, parole emozioni e libertà d’interpretazione.
Può raccontarci come è nata l’idea di combinare il pianoforte con le sonorità del quartetto d’archi? C’è un momento o un ricordo particolare che ha ispirato questa scelta?
Il pianoforte si sposa benissimo con le sonorità degli archi, fin dai primi dell’Ottocento ne esiste un repertorio vastissimo. Senza comunque scomodare musica illustre, ho solo cercato di presentare le mie composizioni in un’atmosfera densa di sonorità essenziali, così che arrivino dritte all’ascoltatore nella sua essenza più pura e semplice. Arrangiamenti senza tanti “fronzoli” ma al servizio della melodia e dell’armonia in un viaggio intimo e, oserei dire, quasi cameristico. La scelta cade proprio nella ricerca della semplicità con armonie morbide al servizio della melodia stessa. Non c’è un momento particolare che ha ispirato la mia scelta, direi forse la naturale conseguenza, dopo essere stato direttore ed arrangiatore orchestrale (ancora faccio danni ah ah), di un percorso nato dalla conoscenza e l’approfondimento delle parti classiche dedicate per lo più all’orchestra d’archi.
Come pianista e compositore, quali sono le sfide più grandi che ha affrontato nel creare le composizioni originali per questo evento?
La mia storia musicale nasce dal pop/rock e si sviluppa negli anni in quella direzione, quindi presentare i miei brani in stile classico è stata una bella sfida. Esecuzione, sviluppo armonico e melodico mi hanno portato verso uno stile, quello classico, che avevo affrontato negli anni passati in modo più passionale che di studio vero e proprio. Le composizioni poi, nate la maggior parte durante il periodo covid, mi hanno portato verso un mondo che conoscevo marginalmente. Man mano che i brani prendevano forma nasceva dentro di me l’esigenza di approfondimento e sviluppo verso uno stile che, in realtà, non avevo mai affrontato con minuziosità e cura dei dettagli. Come sempre, richiedono le partiture classiche, anche le più semplici. Il progetto poi di rappresentarle legate ad uno spettacolo teatrale, mi ha spinto verso altre composizioni del periodo più recente creando melodie e sviluppi armonici che fossero vicini al mondo pop Ma rappresentate, sviluppate e studiate in modo classico. L’utilizzo poi del quartetto d’archi e la sua sonorità mi hanno aiutato ad andare verso quella direzione.
Cosa significa per Lei suonare in un luogo così culturalmente ricco come Firenze, e come pensa che ciò influenzi le sue esibizioni?
Nell’album precedente “Serena…mente” ho dedicato un brano alla notte di Firenze. Quelle notti che passavamo insieme agli amici in giro per la città quando ci ritrovavamo dopo aver suonato fino a tarda notte nei locali oppure quando tornavo da una data in tour con qualche artista e riprendevo l’auto lasciata in un autogrill e, per tornare a casa, passavo dalla città di notte. Firenze ti abbraccia, ti avvolge, ti protegge. La Firenze meno caotica senza tutto quel turismo fragoroso, ti mostra tutta la sua bellezza statuaria e ti accoglie in un silenzio magico che solo le grandi opere sanno infondere. Quindi, un omaggio alla mia città, mi sembrava e mi sembra tutt’ora doveroso, fonte d’ispirazione che credo e spero rappresentare nel miglior modo che conosco: suonando e scrivendo. Per la notte della mia Firenze, che mi auguro nel divenirem non smetta mai di meravigliarmi.

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