Una domanda al giorno: 7 domande ai VillaZuk

VillaZuk - Siamo tutti salvi 3

Una domanda al giorno è un rubrica che vuole scoprire i suoi ospiti intervistati lentamente… con calma, giorno dopo giorno. Ecco, nello spazio di un’ipotetica settimana proponiamo pertanto sette domande, una al giorno, con l’intento di conoscere meglio coloro che ci donano risposta: oggi si raccontano i VillaZuk.

I VillaZuk sono i fondatori Andrea Minervini (basso) e Domenico Scarcello (voce e chitarre), mentre all’ultimo album Siamo tutti salvi hanno collaborato tanti amici e musicisti, tra cui Fabio Curto (vincitore di The Voice of Italy 2015 e Musicultura 2020), i Zabatta Style & Solfami e Stanislao Spyke Costabile.

Villazuk 3

 

Ciao parlateci un po’ di voi? Come nascete artisticamente?

Musicalmente nasciamo in otto, con Andrea e Domenico, quest’anno vent’anni di musica e amicizia, provenienti da esperienze musicali comuni, percorsi fondamentali per dare vita ai VillaZuk.  La formazione originaria era composta da chitarra e voce, batteria, basso, tastiere, chitarra elettrica, percussioni, tromba e sax. Un percorso che nel tempo si è evoluto, con grandi musicisti ed amici che hanno fatto parte della nostra famiglia musicale. Da qualche anno la nostra scelta è stata indirizzata verso una formazione di cinque elementi, un po’ per favorire aspetti logistici ed organizzativi un po’ perché ci piace sperimentare e l’idea era quella di avere un suono più compatto, sostenere i testi, alla ricerca di soluzioni meno acrobatiche ma più corpose. Oggi siamo chitarra e voce, basso, batteria, tastiere e, da un anno, violino, una new entry che ci permette di spaziare e ampliare il nostro bagaglio e le nostre direzioni, sempre libere, aperte, condizionate dalla sola voglia di fare musica insieme e sorridere di fronte a quello che di bello avviene in sala prove o mentre, durante la notte, si scrive un testo e si immaginano i colori che possono accompagnarlo.

 

Come vi definite musicalmente? Quali sono i vostri riferimenti?

Ci piace pensare ed utilizzare una definizione che ci è stata data dalla stampa dopo l’uscita del nostro primo album e nella quale tendiamo a rispecchiarci ancora oggi: “La forma canzone cantautorale che si innesta di sfumature country, pop e reggae. La fusione di caratteri stilistici variegati, mescolati in un calderone che ha ritmiche dinamiche, colori e tinte in levare, spiccato senso melodico e una scrittura immaginifica e dotata di innegabile espressività”. Come si può immaginare quindi, background, ascolti e riferimenti musicali sono tanti, mescolati e stratificati nel tempo. Siamo anche grandi ascoltatori e curiosi di tutto ciò che accade, di tutto ciò che si evolve, anche se le maggiori influenze vengono dai grandi del recente passato, italiani e non solo. Ma non solo musica: libri, film e amore per l’arte in generale, continuano ad ispiraci e a condizionarci!

 

Siamo tutti salvi è il titolo del tuo album… a chi è rivolto questo messaggio “consolatorio”?

In realtà il titolo dell’album, che ora, dopo il Codiv, sembra suonare quasi profetico, nasce qualche anno fa, dall’omonima canzone. Non è come sembra…e non è neanche consolatorio. Siamo tutti salvi nasce dall’esigenza di raccontare questo mondo, un grande circo che offre lo spettacolo delle vite umane. Tutte diverse o tutte uguali? Le verità si accavallano le une sulle altre. Fanno a spintoni rispetto ad argomenti legati alle tante facce degli stessi abitanti. Ma per quanto diverse, alla fine di ogni storia personale, ognuno le vivrà all’unisono col sentimento del “bisogno”. Qualcuno urlando alla sopravvivenza, qualcuno ghignando all’abbondanza, qualcuno nella ferma abitudine e qualcun altro sorridendo all’ironia. Reca con sè un messaggio ambivalente: (da una parte) i potenti della terra fanno di tutto per creare ad arte un bisogno, per poi venderci il bene che lo soddisfa e, così, farci sentire salvi; (dall’altra) la gente che si sgancia da questa logica e da questa lotta ama, spera provando da sola a scrivere la propria vita con l’inchiostro dei sentimenti e a gridare convinta SIAMO TUTTI SALVI! Quindi, lo siamo davvero?

 

Raccontateci l’album

Siamo tutti salvi è un disco che osserva e prova ad osservarsi, che si interroga, che tenta di leggere i mondo il suo cambiamento, le conseguenze con le quali dovremo fare i conti. dodici canzoni che provano a riconoscere le trame intricate della società attuale, le trappole nuove e quelle di sempre, cercando di schivarle per invitare a rimanere autentici, per saper cogliere la bellezza, per continuare a sorprendersi, cercare il contatto umano, difendere la fragilità e sfidare le bugie. Un disco che è accompagnato anche da una visione personale che matura negli anni, che cambia prospettiva, lontano da clessidre e orologi, che si assume il rischio di giocare una partita con il tempo, che attende l’occasione. E che per questo motivo arriva con qualche anno di ritardo dal secondo.  Un disco, perciò, costruito mentre cambiano gli interpreti come persone, come ascoltatori, come musicisti, ma con la stessa voglia di condividere, liberi di potersi esprimere e riconoscersi. Un disco uscito con l’etichetta W-Music e coprodotto con Angelo Sposato. Artisticamente l’album si arricchisce delle collaborazioni di alcuni amici e musicisti, tra cui Fabio Curto (vincitore di The Voice of Italy), con i quali l’intesa umana ha aperto la porta a quella musicale.

Villazuk 4

 

Come è stato per voi il percorso musicale? Com’è oggi per un gruppo giovane fare musica? Quali sono i principali ostacoli e i possibili rinforzi?

Il Covid ci ha portato a riflettere sulle nostre vite in una prospettiva nuova, inedita. Anche il nostro percorso è stato oggetto di riflessione, da sempre e sempre in maniera diversa. Mentre cresciamo, il mondo cambia e ci influenza. Non possiamo non ascoltarlo. Siamo da sempre fortunati: dal primo disco le risposte belle sono state tante e l’abbraccio della gente incontrata intorno a noi è sempre cresciuto, in tutta Italia. Ma le difficoltà sono state tante. E le domande pure. E se fossimo partiti da Milano, da Bologna, da Roma e non da Cosenza? Così come tanti altri “se”, che ci condizionano e ci spronano. Rimanere se stessi in un mondo che, ogni giorno, ci chiede di essere massa liquida e trasformarci per adattarci a contenitori sempre nuovi forse è la difficoltà più grande per chi prova a rimanere autentico. Ma il mondo bisogna pur ascoltarlo. E se non vogliamo adattarci a contenitori che non ci appartengono, nella vita come nella musica, dobbiamo decidere di essere la forma migliore di noi stessi. Sfruttare le possibilità delle tecnologie, dei social, è diventato necessario, è diventata finestra ed opportunità enorme anche per le realtà del Sud. Fare musica però non è soltanto apparire, la musica è mistificazione ma riesce a sbugiardare. Vogliamo rispettarla e rispettare la nostra condizione, tra i pro e i contro che ogni giorno incontriamo.

 

Cosa rappresenta per voi la musica?

Vogliamo usare una frase della canzone del primo album che ha dato il nome alla band, Villaggio Zucca. La musica è la nostra “direzione giusta”, tra tante ”risposte facili”, tra tanti percorsi che avremmo potuto intraprendere e che invece abbiamo scartato perché abbiamo provato a guardare dentro di noi, ad esprimere ciò che ci piaceva e ci piace di più, provando ad essere un po’ dei capitani coraggiosi nel mare delle occasioni. Ancora oggi guardiamo alla musica con poesia, con la speranza di ragazzini che vogliono calcare i palchi più importanti. Ma è diventata molto di più, una condizione necessaria ad esprimere il nostro modo di vedere le cose. È anche grazie alla musica che ci siamo evoluti ed è grazie alla musica che siamo più sinceri nelle scelte di tutti i giorni, anche quelle più difficili. Ma soprattutto la musica è diventata condivisione, di storie, di vissuti, di amicizie, di viaggi, di luoghi, di emozioni.

 

Il vostro messaggio per chi ci leggerà e per chi vi ascolterà.

Un messaggio per chi ci sostiene da sempre ed uno per chi magari inizierà a scoprirci. Ai primi vogliamo far arrivare la voglia di abbracciarci intorno ad un palco, volgiamo tornare a vivere ciò che il Covid ci ha tolto. Senza musica, senza arte, abbiamo stretto un compromesso al ribasso con la realtà. E’ proprio vero che il sentire, il condividere, i momenti di benessere, ci rendono migliori. Ne abbiamo assoluto bisogno. E noi sentiamo assoluto bisogno di tornare a cibarci dei sorrisi e della leggerezza che i concerti sanno offrire. A loro anche un grazie enorme per il modo in cui hanno sostenuto il nostro percorso in questi ultimi anni, in attesa del nuovo disco. Vorremmo sentire le loro voci cantare le parole delle nuove canzoni! A chi non ci conosce ancora e ci starà leggendo o ascoltando per la prima volta, non abbiamo la pretesa di dire molto. Perché la musica accade, e accade che a volte come per le persone alcuni vissuti si incastrano a parole, suoni ed immagini nelle quali ci si riconosce. La musica è anche rispecchiarsi, ascoltarsi più a fondo. Ci accorgiamo che mentre parliamo a noi stessi con una canzone, in realtà parliamo ad altri vissuti. Ci auguriamo che questa magia continui ad accadere intorno a noi.

 

 

Dario Bettati