Uno di famiglia: il clan dei Serranò

Già al servizio del romano Alessio Maria Federici nell’improponibile Terapia di coppia per amanti, Pietro Sermonti torna sotto la sua regia in Uno di famiglia, nel quale veste i panni del mite quarantatreenne Luca, che, fidanzato con Regina alias Sarah Felberbaum, sbarca il lunario insegnando dizione, senza immaginare che qualcosa di decisamente inaspettato stia per accadere alla propria esistenza.

Perché, salvata casualmente la vita al suo allievo Mario, interpretato da Moisè Curia e desideroso di fare l’attore, non è al corrente del fatto che il giovane sia il rampollo della potente famiglia calabrese dei Serranò, ora, appunto, in debito con lui.

Famiglia (anzi, famigghia) il cui capo è il boss Peppino, ovvero Nino Frassica, e della quale fa parte, tra gli altri, la spietata zia Angela detta “Della Morte”, dalle fattezze di Lucia Ocone e che Luca definisce “La classica vedova calabrese vestita di nero, però in versione 2.0”.

Quindi, è l’incontro con i diversi componenti del colorito nucleo malavitoso a rappresentare la miccia atta a dare il via alla sequela di eventi tragicomici e fraintendimenti destinati a tempestare la oltre ora e mezza di visione, al cui interno troviamo anche Neri Marcoré nel ruolo di un disabile in aria di strizzata d’occhio al cinema di Peter e Bobby Farrelly (gli autori di Scemo & + scemo e Tutti pazzi per Mary, per intenderci).

Del resto, tra scagnozzi tutt’altro che rassicuranti e qualche cadavere “di sottofondo”, è piuttosto chiaro il tentativo di mettere in piedi una commedia di taglio internazionale e dal più o meno accentuato retrogusto pulp.

Una commedia che, nel ribadire ironicamente che “nel mondo dello spettacolo sono tutti amici du sarago” e che “quelli che non pagano devono morire tutti”, prende avvio in maniera piuttosto discutibile, tra situazioni che vorrebbero apparire divertenti senza riuscirvi (si pensi solo alla sequenza del motorino travolto con l’automobile) e battute piuttosto tristi (quella riguardante la striscia gialla è una delle peggiori).

Imprevisti col botulino e inaspettate visite da parte delle forze dell’ordine fanno il resto… man mano che la presa in giro delle fiction televisive si rivela uno dei pochi elementi in grado di strappare risate in Uno di famiglia, non troppo coinvolgente per quanto riguarda la narrazione, ma superiore rispetto ad altri lavori di Federici (si pensi al pessimo Tutte lo vogliono), le cui prove maggiormente riuscite rimangono ancora il sequel Lezioni di cioccolato 2 e, soprattutto, Stai lontana da me, remake tricolore del francese Per sfortuna che ci sei di Nicolas Cuche.

 

 

Francesco Lomuscio