Dopo Lights out – Terrore nel buio e Annabelle 2: creation, il regista svedese David F. Sandberg torna idealmente sul luogo del delitto per girare ancora un film horror: Until dawn – Fino all’alba, lungometraggio ispirato all’omonimo videogioco.
Clover, portata in scena da Ella Rubin, affronta un lungo viaggio in auto insieme ad alcuni amici alla volta di una sperduta e remota valle, in cerca di indizi e di risposte circa la scomparsa di sua sorella Melanie, cui presta il volto Maia Mitchell, avvenuta in quel luogo un anno prima.

Giungono in una casa abbandonata al centro di una radura, ai cui margini c’è una vegetazione selvaggia. Al calar delle tenebre, decidono di trattenersi lì fino all’indomani, mentre Clover scopre che Melanie era a sua volta passata per quello stesso edificio. Durante la notte verranno braccati da un assassino mascherato che li uccide brutalmente. Misteriosamente, però, si svegliano poi uno dopo l’altro durante l’arco della stessa nottata. E a loro spese scoprono che sono intrappolati nella valle e costretti a rivivere ripetutamente l’incubo del proprio assassinio; ma ogni volta il killer ha un modus operandi diverso, che si rivela più terrificante del precedente. Se dapprima la possibilità di poter tornare in vita ogni volta dava loro una speranza di aver tempo per comprendere come uscire da quella situazione, presto scoprono che possono morire solo per un numero limitato di volte e che l’unico modo di fuggire è sopravvivere alle tenebre, fino all’alba.

Until dawn – Fino all’alba è un concentrato di uccisioni che si ripetono febbrilmente per tutta la durata del film, e non si fa fatica a credere che questo sia basato su un videogioco, considerando che le stesse dinamiche di vite limitate sono quelle cui si deve prestare attenzione per evitare il “game over”. I rapporti tra i personaggi, tutti molto giovani, appaiono confusi, e, a parte il ben definito legame di sangue fra Clover e Melanie, gli altri restano abbastanza piatti e non sono chiare le relazioni che intercorrono tra loro, tanto che si percepisce una quasi freddezza di fondo. L’impressione che si ricava è quella di un gruppo di persone che si trovano all’interno di un’escape room, poiché anche le dinamiche sono le stesse. Il film di Sandberg, ha una trama molto debole, e la spiegazione finale, che forse voleva essere un plot twist, è ancora più confusa e inconcludente, in linea certo con lo svolgimento dell’intero lungometraggio.

Dal mero punto di vista dell’intrattenimento almeno fa il suo, con un stile omicidiario che in alcune sequenze strizza l’occhio agli slasher movie del passato. Non mancano omaggi che sconfinano anche nel mondo della musica, con una sequenza che rievoca la copertina dell’album Piece of mind degli Iron Maiden, mentre sul finale c’è spazio per suggestioni che rimandano agli zombie movie. Nel complesso, quindi, Until dawn – Fino all’alba intrattiene, purché non ci si facciano troppe domande e ci si accontenti di soffermarsi sulle numerose uccisioni, molte delle quali ben realizzate. Gore e splatter sono in gran quantità e non manca neppure una spruzzata dei soliti jump scare. Il film sarà sicuramente apprezzato da un pubblico appassionato di videogiochi e di esperienze legate alle escape room, tutto naturalmente in chiave horror.
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