“Vi presento ‘Scenery'”, intervista al pianista Marco Samuel

Marco Samuel

Abbiamo incontrato il pianista e compositore Marco Samuel che ha da poco pubblicato  “Scenery” (Ema Edition), il suo primo full lenght prodotto da Roberto Cacciapaglia.

 

Ci racconti il tuo primo approccio con il pianoforte?
Avevo tredici anni quando ho scoperto il mio amore per la musica e in particolare per il pianoforte, uno strumento che credevo potesse darmi tanto soprattutto per le potenzialità espressive e per il fatto ho creduto sin da subito che questo strumento fosse come un’orchestra su cui suonare si potesse qualsiasi cosa.

 

Qual è il significato del titolo del tuo nuovo album, “Scenery”?
La parola stessa “Scenery” dice tutto. Si tratta fondamentalmente di un viaggio avventuroso nella natura ed è questa la sensazione che si ha ascoltando interamente l’album. Ovviamente a parte il tema del viaggio ci sono altri significati connessi e conseguenti. Innanzitutto si tratta di un’opera dedicata alla natura che in questi tempi di crisi ne risente molto. Il messaggio che ho voluto dare è proprio questo: “La natura è parte di noi e deve tornare ad essere protagonista”. In secondo luogo il tema della libertà è presente in ognuno dei brani tant’è che l’ultimo brano, che chiude il progetto, s’intitola Freedom. In ultima istanza si può dire che si tratta di un viaggio nella natura verso la libertà. Questo è il concept dell’album.

 

Ascoltando i brani dell’album in sequenza si ha la sensazione che pur seguendo la stessa linea siano ogni ognuno a sé. È così?
È proprio così. Ogni scenario rappresenta un quadro a sé e di conseguenza la musica si adegua proprio alle caratteristiche di ciascun scenario. Per me era inevitabile conferire ad ogni quadro musicale una propria identità, e mi sono sforzato mentre componevo la musica di immedesimarmi totalmente nell’atmosfera di ciascun brano.

 

Se la tua musica fosse un quadro, a che tipo di pittura ti rifaresti?
Ho ricevuto alcune critiche in cui mi è stato detto che la mia musica ricorda vagamente la musica di Debussy. Effettivamente, come in Debussy, i miei quadri musicali abbozzano delle sensazioni attraverso immagini a volte quasi evanescenti. È risaputo che l’arte di Debussy viene spesso affiancata all’arte impressionista ed è a quel tipo di corrente artistica che tendo a considerare la mia musica.

 

Chi sono stati i tuoi maestri e le figure che ti hanno ispirato?
Mi sono ispirato esclusivamente alla musica dei grandi pianisti di oggi come Ludovico Einaudi, Giovanni Allevi e Roberto Cacciapaglia che è stato per me un maestro e importante figura di riferimento, nonché mio attuale produttore artistico.

Quali consigli daresti a un giovane musicista che vuole intraprendere la carriera musicale?
Beh, il consiglio che mi sento di dare a chiunque voglia intraprendere questa strada è sicuramente quello di credere molto in ciò che si fa, indipendentemente dei risultati che è possibile ottenere attraverso i duri anni di studio. Perché se un artista ha la capacità di credere in se stesso e nella propria musica prima o poi troverà certamente la propria strada. Quindi, di sicuro ha senso intraprendere una strada nella musica, soprattutto oggi che viviamo tempi difficili e c’è davvero bisogno di persone che illuminino la società con la propria arte.

 

Prossimi progetti?
Sì, ne ho tanti in mente. Uno è attualmente in processo e spero di pubblicarlo non appena finirà questo periodo di emergenza.