Ayana Sambuu è una rinomata cantante d’opera originaria della Mongolia. Essendo cresciuta in una famiglia di artisti, ha approfondito i suoi studi musicali in Italia con il famoso maestro Paolo Montarsolo, dimostrando fin da subito un eccezionale talento come mezzosoprano leggero.

Credits by Danilo Ronzi
Ayana Sambuu ha calcato i palcoscenici più prestigiosi sia in Mongolia che in Italia, eseguendo con maestria opere del repertorio classico che vanno da Rossini a Mascagni, da Mozart a Bizet. Attualmente risiede a Roma insieme al marito Marco e alla figlia Anita. Ha preso parte al noto programma televisivo condotto da Licia Colò, “Alle falde del Kilimangiaro”, dove è stata un’ambasciatrice dell’arte mongola in Italia. Inoltre, collabora con il portale mongolia.it curando la rubrica “Punto d’incontro”, uno spazio dedicato agli incontri con personaggi di spicco per comprendere meglio la realtà mongola. A dicembre, in occasione del “Premio Vincenzo Crocitti International” ha ricevuto una menzione speciale; in questa intervista ci racconta le sue emozioni, come la musica sia ancora oggi, terapeutica per la sua vita e come sia tangibile una connessione fra Italia e Mongolia.
INTERVISTA AD AYANA SAMBUU
Ayana Sambuu è una straordinaria cantante lirica, recentemente premiata con una menzione speciale al “Premio Vincenzo Crocitti International”. La sua voce incanta il pubblico e la sua carriera è in ascesa. Che emozione ha provato nel ricevere questo prestigioso riconoscimento? Un ringraziamento speciale va sicuramente a Francesco Fiumarella e a tutto il comitato organizzatore per questo immenso lavoro.
Innanzitutto, ringrazio per questa preziosa occasione di rilasciare questa intervista per il vostro giornale e per i vostri lettori. Mi fa un immenso piacere. Sì, è stato un momento del tutto inaspettato essere premiata con la menzione speciale al “Premio Vincenzo Crocitti International”. Mi avrebbe fatto piacere partecipare anche solo in qualità di cantante ad un premio così importante e prestigioso. D’altronde, i brani da cantare erano meravigliosi: “Rejoice Greatly O Daughter of Zion” di Haendel per aprire l’evento e “Nessun dorma” di Puccini alla fine dell’evento. Cantare queste arie, davanti a persone d’élite del cinema italiano, fa onore. Quindi, già questo è stata un’emozione davvero grande e, all’improvviso sentire Carmen, annunciare il mio nome raccontando a tutti quello che faccio come cantante e vocal coach, mi ha fatto davvero commuovere profondamente! Quindi, ringrazio di cuore, gli organizzatori Francesco Fiumarella e Carmen Minutoli. Un’esperienza che non dimenticherò mai! Sono venuta a conoscenza di questo evento tramite il regista Domenico Briguglio e il signor Danilo Ronzi, ospiti d’onore del Concorso Lirico “Crystal Note Awards” organizzato ogni due anni dalla nostra Associazione Culturale “NEW OPERA DIMENSIONS” Rome Italy, della quale sono fondatrice e presidente. Fin dalla prima occasione, mi sono sentita accolta con tutto il cuore, da tutto lo staff del Premio Crocitti, come se li conoscessi da una vita. Quindi, sarò sempre molto, molto fiera di collaborare con l’organizzazione del “Premio Vincenzo Crocitti International” e soprattutto orgogliosa di essere stata premiata con questo riconoscimento.
Parliamo anche delle Sue origini: quando ha scoperto la sua passione per il canto lirico?
Canto professionalmente dall’età di 16/18 anni, quando vinsi alcuni concorsi nel mio paese (Mongolia). I cantanti della Mongolia sono famosi per le loro voci bellissime e forti; reggere la concorrenza all’epoca non era facile. Il canto lirico, per me, è più che una passione. E’ la mia medicina, che “funziona” sempre, che cura tutte le ferite dell’anima (se si può dire, anche del corpo!); mi guida nella vita. Fin da piccola studiavo il pianoforte, ma l’interesse (e non era ancora passione) per il canto lo scoprii dopo la perdita, molto tragica, di mia madre quando avevo solo 14 anni. Un omicidio così crudele. Aveva solo 36 anni ed era la migliore scienziata dell’Accademia delle Scienze della Mongolia. Questa tragedia mi ha cambiato per tutta la vita… Finora, il canto è l’unico strumento efficace per contrastare il fortissimo dolore che mi porto dentro. Inoltre, mio nonno Tseveenii Zandraa, che è stato il primo regista professionale della Mongolia e allievo del grande Eisenstein, mi disse che avevo una bella voce e non mi lodava perché ero sua nipote. Mio nonno mi disse che se avessi voluto cantare davvero mi sarei dovuta impegnare “come deve essere”, prendendo lezioni di canto, studiando l’arte e l’opera. Mio nonno sosteneva: “Il canto lirico e l’opera insieme sono una grande filosofia e un’altra visione del mondo!”. Grazie a lui ho scoperto quanto era immenso “quel mondo” dell’opera lirica, soprattutto della lirica italiana e, a quel punto, mi sono innamorata della lirica per sempre.
Quali sono le sue principali ispirazioni musicali e come influenzano il suo stile?
Questa domanda è difficile e “ricca” a cui dover rispondere. Sono cresciuta in una famiglia dove l’arte del cinema e la scienza erano il nostro “pane quotidiano”. Si parlava, si faceva, si discuteva, si produceva solo cinema, documentari, programmi tv ma, allo stesso tempo, si parlava di fisica, matematica, dello spazio, degli astronauti. La casa, spesso, era inondata da ospiti: avevamo il salotto sempre pronto per ricevere gli persone e mia nonna era come la segretaria per mio nonno perché era famosissimo. Quell’atmosfera, ricordo ancora adesso, era come un profumo unico, intenso, bello… E comunque, in quel miscuglio di tante cose fin da molto piccola, avevo stranamente “individuato per me” – senza nessuno che me lo insegnasse – la musica barocca: gli abiti barocchi, mi perdevo nelle enciclopedie dell’arte di mio nonno (come fanno i bambini di oggi con il cellulare), guardavo ore e ore tutto ciò che era di stile barocco! E così! Eh!
Inoltre, erano importanti i compositori della musica classica: soprattutto Beethoven, Chopin, Tchaikovsky ed altri; a tal punto che sognavo la musica mentre dormivo, una sinfonia paradisiaca dei suoni mi riempiva tutta la mente. Questo accadeva quando avevo 16/17 anni. Successivamente mi appassionai tantissimo alla musica jazz: infatti all’epoca (fino a 23 anni) lavoravo come cantante jazz, oltre ad insegnare lingua inglese all’università. Ho studiato tutta la storia del jazz, tutti i musicisti, i cantanti, incontrando anche i più famosi del mondo. Ad esempio, nel mio album ho le foto con il leggendario George Shearing: chi non conosce la sua “Lullaby of Birdland”? Inoltre, il grande musicista David Sanborn, i famosissimi John Dankworth e Cleo Laine, ecc … La mia più grande fortuna è stata sicuramente diventare l’allieva del Mito della Lirica Mondiale: il grande Maestro Paolo Montarsolo, miglior basso buffo del mondo negli anni 70-80-90. Lui sì, che mi ha formato come cantante: con lui ho ritrovato la mia vera voce e la me stessa come cantante… E sono maturata come persona.
Cosa ci può dire dei suoi progetti futuri? Ci sono nuove esibizioni o collaborazioni all’orizzonte?
Sì, ci sono progetti da realizzare, forse fra i più importanti della mia vita ed in più non smetto mai di sognare. Quindi penso di crescere, perfezionarmi non-stop e cercare di raggiungere l’irraggiungibile! Per primis, ovviamente, non perdo mai connessioni con il mio paese, con i miei amici d’infanzia, di scuola. Perciò, collaboro con le mie connazionali e con la prestigiosissima Associazione delle Donne della Mongolia in Europa, sono anche la loro rappresentante ufficiale in Italia.
Insieme a quest’ente stiamo organizzando un importantissimo Business Forum Internazionale e l’Evento di Premiazione Annuale La Migliore Donna dell’Anno nel cuore di Roma. La cerimonia di premiazione è dedicata alle donne leader della Mongolia che vivono e lavorano all’estero. Quest’anno, l’Italia e la Mongolia, celebrano l’Anniversario di 55 anni di relazioni diplomatiche; l’evento sarà patrocinato dal Ministero degli Esteri della Mongolia ed avrà la presenza ufficiale delle persone del governo sia della Mongolia che dell’Italia. Inoltre, ci sono tanti brand di lusso italiani che acquistano il cashmere e la pelle dalla noi. Quindi, li stiamo già contattando anche perché più di 100 rappresentanti delle compagnie business della Mongolia, come ogni anno, parteciperanno a questo evento in cerca di collaboratori o per importare i prodotti italiani in Mongolia. Sempre di più le marche di lusso italiane aprono i loro negozi originali nella capitale Ulaanbaatar. Sono apprezzati moltissimo i vini italiani, direi più del vino francese… Quindi, sicuramente, ci saranno anche compagnie che cercheranno un buon vino italiano.
Credo che ci sia poco da meravigliarsi: l’Impero Romano e, più tardi, l’Impero Mongolo cambiarono il mondo: furono i primi a far “incontrare” (ovvero, a mettere in contatto) Europa e Asia. A chiunque sia convinto che Marco Polo andò in Cina, rispondo subito che all’epoca Pechino non esisteva e c’era Khambalique, la capitale dell’Impero Mongolo: lì regnava il Grande Khan Mongolo KHUBILAI. Marco Polo servì più di 16 anni alla corte dell’Imperatore Mongolo. Mentre, la capitale estiva dell’Impero era Xanadu e, fu proprio Marco Polo, che la descrisse come un paradiso sulla terra.
Quindi, all’orizzonte vorrei cantare e vedere l’opera Turandot di Puccini negli abiti mongoli …! Il personaggio di Turandot fu ispirato alla Principessa Mongola Khutulun, la figlia di Khaidu Khan e nipote del Grande Genghiz Khan. Nella lingua persiana e, ad oggi, anche gli arabi denominano le vaste steppe mongole TURAN, mentre DOT proviene dalla parola “doht”, che significa “figlia”, TURANDOT significa la figlia della steppa. Nelle antiche scritture degli studiosi arabi della storia, proprio la Khutulun, fu quella principessa che aveva il soprannome di “Turandot”. Proprio lei creò tre sfide per veri uomini, per i suoi spasimanti ma per non sposare nessuno di loro. Finora, la festa più grande delle tre sfide maschili ovvero, il Naadam è tradizionalmente celebrata da tutti i popoli mongoli del mondo da 800 anni.
“Turandot” di Puccini fa parte del patrimonio culturale immateriale dell’Italia, ma rispecchia la cultura soprattutto antica mongola… Perciò, per 100 anni di quest’opera che sarà l’anno prossimo, andrebbe legittimamente restituito il vero significato e l’interpretazione di questo capolavoro operistico! Bisogna avere rispetto per il grande Puccini… Puccini, che morì senza aver terminato l’opera, anzi: che dedicò tutta la sua vita a comporre opere dedicate a donne coraggiose che sfidano le regole sociali dell’epoca, non poteva dedicare la sua ultima opera ad un’effimera principessa cinese del ghiaccio di un ambiente da favola! Lui non era Tchaikovsky! Non era il suo stile! Quindi, tornando a “Nessun dorma” (aria d’opera più famosa del mondo per le voci tenorili), che si canta tradizionalmente in occasione del “Premio Vincenzo Crocitti International”, è sempre stata dedicata alla Principessa Mongola Khutulun! Il mondo non è così esteso come sembra: esistono sempre due facce della stessa medaglia!
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