Bellezza sulla direzione della conoscenza. Un concetto decisamente interessante che ci viene regalato dai Vorianova, al secolo Biagio Di Gesaro e Alessandra Macellaro La Franca che sfornano un nuovo disco di inediti dal titolo “Tempi Scueti” ovvero tempi moderni. La Sicilia non solo nel dialetto ma anche in un certo modo antico, di antiche normalità, mestieri e modi di stare al mondo. Tutto dentro un suono che al futuro si rivolge cercando di abbracciare il tempo nuovo, le nuove energie, le nuove normalità. È un esperimento di bellezza, di condivisione se vogliamo… niente di chiuso e di ego-centrico.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza e cercando anche di andare oltre la bellezza estetica da copertina. Per voi cosa significa per davvero?
Bellezza è per noi lo sforzo necessario per arrivare alla conoscenza, un percorso in cui la creatività e la libertà espressiva diventano possibilità e opportunità di comunicare le proprie idee, dando così una valenza formativa ed educativa alla necessità di arrivare ad una piena consapevolezza del proprio essere. Bellezza significa anche cantare le contraddizioni del mondo, avere il coraggio di denunciare, agire sulla realtà, attraverso la musica, per potere cambiarla. Bellezza è affacciarsi al mondo con un animo che accoglie e che mira al benessere di tutti.

Come la cercate… e come sapete d’averla trovata?
La cerchiamo in continuazione, ma sappiamo che trovarla è la sfida più difficile per ogni essere umano. Riuscire ad accettare i propri limiti non è semplice, ma cerchiamo sempre, attraverso le nostre canzoni, di far capire che la diversità è un valore, che siamo tutti mattoncini, seppur differenti, di una stessa identità. Le nostre canzoni cercano di valorizzare il ruolo della conoscenza e dunque vogliamo rivolgerci ad un pubblico giovane, affinché possa rifiutare la mediocrità e capire il valore della qualità, dello studio, del sapere, che combatta contro l’ignoranza e la prevaricazione. Questa è la nostra idea di bellezza.

Questo disco sfoggia un dialogo di bellezza che cerca di restare aggiornata. Eppure siete ancorati al passato. Per voi la bellezza è nel passato invece che nel futuro?
Il passato è soltanto quella chiave senza la quale non potremmo esprimere la nostra vera identità. Noi Vorianova non abbiamo mai pensato al passato come qualcosa di negativo, che ci allontana dalla realtà; forse complice il fatto di vivere in un’isola che rappresenta proprio l’emblema di questo convivere pacifico tra passato e presente. Il passato è la nostra più grande ricchezza, la storia che ci rende unici, parla di uomini diversi che vivevano pacificamente nelle stesse città, nella più straordinaria multiculturalità, gettando le basi per un futuro migliore. E allora forse dovremmo pensare che il connubio tra passato, presente e futuro possa essere una strada da percorrere verso il futuro, per prendere esempio dai nostri padri, per guardare il mondo e ciò che siamo stati con occhi carichi di bellezza.

Bello il video de “L’invenzioni”. Ecco: secondo voi la bellezza in  mano alle macchine, che fine farà?
Ci piace immaginare un futuro in cui uomini e macchine convivano sperimentando un dialogo creativo e sorprendente. I progressi nel campo della robotica ci affascinano ma al contempo siamo estremamente preoccupati delle ripercussioni in campo bellico e purtroppo ne stiamo già vivendo la parte più malvagia. L’Invenzioni è un brano che parla della tecnologia, delle invenzioni, del progresso, cercando di capire fin dove possa spingersi e quanto bene possa realmente fare, laddove sarebbe auspicabile, un recupero della realtà terrena e umana. E recuperarla, questa dimensione umana, significa capire quel confine labile che non deve essere valicato pena la distruzione stessa della vita, per comprendere sempre di più la propria responsabilità verso la società di cui si fa parte. Ci piacerebbe che la bellezza in mano alle macchine significhi la speranza di un futuro in cui l’uomo, libero da lavori ormai destinati alle nuove tecnologie, possa trovare nuovi spazi creativi ed espressivi che possano formare le menti delle nuove generazioni verso valori di rispetto della società civile, di arricchimento dato dalla convivenza e dalla condivisione tra le diverse culture.

Secondo voi “Temi scueti” parla alle nuove generazioni o alle vecchie glorie di questo bel paese?
Il nostro vuole essere un disco di restanza; è alle nuove generazioni che rivolgiamo il nostro appello alla resilienza, è un atto d’amore verso i nostri territori spopolati e abbandonati, è una dedica a chi ha lottato per sradicare gli atteggiamenti mafiosi che ancora oggi sporcano, è un atto rivoluzionario per far capire che la diversità è ricchezza, che non esistono barriere e confini, per comprendere sempre di più la propria responsabilità verso la società di cui si fa parte. La nostra musica vuole farsi veicolo di questi messaggi. Noi pensiamo di far parte di quegli artisti che resistono e che lottano perché hanno ancora qualcosa di nuovo da far ascoltare, che hanno dei messaggi importanti da lanciare, ma che faticano a trovare spazi per esprimersi. Ci rivolgiamo di sicuro ad un pubblico giovane, ma non disdegnando di essere apprezzati anche dalle vecchie glorie.
Ma è ai giovani che vogliamo lanciare il nostro grido di denuncia, affinché possano combattere contro la mediocrità e capire invece il valore della conoscenza.

Il suono di questo disco: una forma di protesta o una resa al futuro?
Decisamente una forma di sperimentazione, mai una resa al futuro, semmai un lungimirante abbraccio musicale. È necessario parlare la lingua dei giovani se vogliamo essere capiti e nello stesso tempo è un modo anche curioso di reinventarci ogni giorno, esplorando nuovi orizzonti sonori mai percorsi.


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