Ysé: la bellezza si fa in “Pezzi”

Giovanissima classe ’97, Francesca Madeo in arte Ysé che arriva alla cronaca discografica con questo “Pezzi”, breve Ep come è la consuetudine oggi. Un breve viaggio dentro cui racchiudere la propria bellezza o quel che significa per se stessi… e dentro le trame di Ysé la bellezza ha quel suono di nu-folk dalla forte impostazione digitale che per lo più cerca di oltrepassare le abitudini prettamente pop italiane e cerca anche dentro le liriche (sia in italiano che in inglese e francese) una collocazione dentro quel filone internazionale del pop main stream di oggi. Ardua la salita e sicuramente ingenua come dev’essere, finalmente sottolineiamo noi. Questo primo lavoro ci regala anche due omaggi tra loro distanti ma resi coerenti ed omogenei dentro un disco che somiglia più ad una fotografia che ad un romanzo di prima battuta. Ysé e i suoi “Pezzi” sono soffici, sanno di quiete…

Noi partiamo sempre parlando di bellezza senza guardare solo a quella estetica. Andiamo oltre ti va? Per Ysè cos’è la bellezza?
Quando penso alla bellezza penso sempre a due cose, prima di tutto all’arte e alla cultura, in tutte le sue forme: sono un’amante della pittura, della scultura, del saper parlare e scrivere, della musica applicata in tutti i campi. Poi penso alla bellezza/purezza d’animo, a tutto ciò che ha dei valori. Io credo profondamente nel bene e per me la bellezza sta in questo, in tutto ciò che è puro nel suo essere.

E tra contenuto e bellezza, dove e come trovi un punto di incontro per far quadrare il cerchio?
Per me la bellezza va di pari passo con il contenuto. Non riesco mai a trovare bello qualcosa che è privo di un contenuto altrettanto bello, e per bello intendo profondo o almeno con un significato importante per qualcuno. Il mio cerchio prende forma così.

La bellezza delle tue canzoni sembra provenire da un suono anni ’90, direi… dal folk main stream alle linee maggiormente industriali. Sempre curioso sapere cosa spinge e cosa muove una direzione artistica…
Sicuramente l’ambiente musicale in cui sono cresciuta, io sono del 97 quindi direi che gli anni Novanta sono ancora i miei, sebbene mi avvicini al nuovo millennio. Quindi la musica italiana, british e americana che ho ascoltato sin da piccola, le contaminazioni delle persone incontrate nel mio percorso musicale, e nei miei viaggi.

E posso dirti che la copertina di questo disco mi rimanda molto a quelle produzioni – passami il termine – adolescenziali… quasi fossi una reginetta dei film per ragazzi. Cosa ne pensi?
Beh, da piccola adoravo Hannah Montana, quindi non la prendo come un’offesa. Anche se devo dire che mi sento tutt’altro che una reginetta di un film per ragazzi, anzi, mi è sempre stato detto il contrario, ovvero di non appartenere alla mia generazione, ma a qualche generazione più in là. C’è un termine inglese con cui le mie amiche americane mi definiscono sempre e che racchiude queste caratteristiche in una parola: old-soul, io sono un old-soul, un’amica “vecchia” ma nel senso di saggia. Uno dei miei sogni irrealizzabili sarebbe poter vivere gli anni 70.

E questo video in bilico tra finzione e realtà?
Penso rappresenti a pieno il periodo che stiamo vivendo ormai da un anno, si potrebbe vedere come una sorta di metafora che spero sempre abbia un lieto fine, come racconto in Re e Regine (des erreurs).