Con il loro nuovo singolo, “I Hope It Was Worth It”, gli Yuts and Culture tornano a stupire il pubblico con una profondità artistica che va ben oltre la semplice melodia. In questa intervista esclusiva, la band si racconta, esplorando le tematiche del nuovo brano e condividendo i prossimi passi del loro viaggio musicale.
Cosa rappresenta il titolo “I Hope It Was Worth It”?
Il titolo “I hope it was worth it” (spero ne sia valsa la pena) invita a riflettere sul valore del percorso attraverso la sofferenza e il suo impatto trasformativo. La sofferenza, che inizialmente appare come un peso insopportabile, una volta superata può rivelarsi un’opportunità per crescere come individui e come esseri umani in relazione agli altri.
La sofferenza, infatti, spesso ci costringe a confrontarci con la nostra vulnerabilità e ci spinge a rivedere la nostra concezione di sé e del mondo. Questa esperienza ci rende più consapevoli delle difficoltà degli altri e, di conseguenza, più empatici. Quando attraversiamo momenti dolorosi, capiamo meglio le lotte degli altri e siamo più predisposti ad offrir loro supporto e comprensione. Il nostro dolore diventa, quindi, una chiave per aprire la porta alla compassione.
Cosa vi ha spinto a esplorare la tematica dell’amore perduto?
La tematica dell’amore perduto è stata esplorata come una risposta al bisogno di comprendere meglio le nostre emozioni e relazioni. Spesso, il dolore derivante dalla perdita è una manifestazione di conflitti interiori non risolti, che affondano le radici in una mancanza di connessione con il nostro io profondo. Invece di affrontare la sofferenza con rancore o odio, è attraverso l’amore, il perdono e l’autocomprensione che possiamo davvero guarire. L’obiettivo di questa esplorazione è offrire strumenti che aiutino a superare il buio interiore, riscoprendo la capacità di amare e di accettare sia noi stessi che gli altri.
Come descrivereste il brano in poche parole?
In poche parole, la speranza è l’unica via che può condurre all’armonia. Essa rappresenta una forza che spinge a guardare oltre le difficoltà, verso un futuro migliore. La musica, in particolare la melodia orecchiabile del ritornello, cerca di trasmettere questo messaggio.
Come siete passati dal Reggae Roots al sound attuale?
La nostra evoluzione musicale è nata da un impulso naturale verso la crescita artistica e dalla voglia di scoprire nuovi orizzonti sonori. Sebbene il reggae abbia rappresentato una base fondamentale per noi nel corso degli anni, sentivamo l’esigenza di ampliare il nostro linguaggio musicale. Per questo motivo, abbiamo deciso di avvicinarci a generi come funk, soul, R&B e neo-soul. Questo cambiamento è stato un processo graduale, sostenuto dalla forte connessione e dall’amicizia che lega i membri della band.
Qual è il prossimo passo per Yuts and Culture?
Siamo entusiasti di annunciare che il 31 gennaio sarà una data speciale per noi! Uscirà infatti il nostro secondo album, intitolato “Back to ma Funk”, prodotto dall’etichetta discografica IRMA RECORDS. L’album sarà disponibile in diversi formati, tra cui digitale, CD e Vinile, per soddisfare tutte le preferenze di ascolto.
Per celebrare questo importante traguardo, avremo il piacere di presentarlo dal vivo lo stesso giorno a Lecce, presso le Officine Cantelmo, in occasione del SEI Festival. Non vediamo l’ora di condividere con voi le nuove sonorità di questo nuovo album, che rappresenta un ulteriore passo nel nostro viaggio musicale.
Se doveste descrivere la vostra band con una sola frase, quale sarebbe?
Un collettivo Funk-Soul in continua evoluzione, sempre alla ricerca di nuova musica.
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