ZUIN: raccontarsi tutti questi anni

Un disco confessione, un disco per far pace con i propri fantasmi, un suono per incontrare le proprie ambizioni. ZUIN fa il suo esordio con un disco importante e pulito, onesto e ricco di un’estetica che molto deve all’America del grande pop-rock che forse, ad ascoltarlo bene, avremmo preso gusto nel sentirlo abbandonarsi con maggiore istinto verso una linea più roots e bohémien invece che restar troppo legati al santo pop quasi fosse un progetto main stream italiano. Ma ZUIN di personalità e scrittura intensa ne ha da vendere e lo dimostra in questo disco dal titolo “Per tutti questi anni”. Energia e analisi personale, ma anche quel modo di dire le cose che a ben vedere possono appartenere a tanti di noi. E dal suo esaltante Primo Maggio di Roma passando per due singoli usciti in rete in una veste forse più intima e personale di quelle poi presentate sul disco (come nel video di “Credimi”), ZUIN fa un cambiamento di stato… forse più per il suo essere artista che per un riconoscimento che sarebbe dovuto ma che ormai è figlio di una indifferenza diffusa laddove l’espressione, per quanto canonica, abbandona i tracciati battuti dal vero main stream. Questo è rock, anzi forse qualcuno lo citerebbe di punk. Questa è la sua canzone d’autore.

Noi trattiamo spesso di estetica. E l’estetica ormai sembra essere solo il bello sfacciato che arriva dall’immagine. Invece è molto altro. Secondo te cos’è l’estetica?
L’estetica a mio avviso è un bello soggettivo e sincero, non amo l’estetica calcolata ma amo l’estetica applicata alla naturalezza della persona o del progetto che la porta.

E trattando ancora questo tema: in rete vediamo due video ufficiali in cui riporti al pubblico proprio un’estetica diversa delle tue canzoni. Non è così?
Ricercare l’estetica non è semplice, soprattutto nella creazione di videoclip, perché il tuo senso estetico viene filtrato e trasformato dall’anima di un altro artista, a volte i risultati sono soddisfacenti, altre volte meno. Io sinceramente sono molto più predisposto alla ricerca dell’estetica della mia musica e nel modo di trasmetterla alle persone.

E quali delle due soluzioni – disco o live – sembra combaciare di più con la tua anima e con la tua vita?
Il disco per me è il mezzo attraverso il quale permetto alle persone di ascoltarmi anche lontano dal live, ma è assolutamente la performance dal vivo che mi regala il piacere di fare musica, malgrado l’agitazione, le paure e le ansie ogni volta è una storia nuova.

L’ultimo singolo è “Credimi”. Parlando del video ti sei diretto in uno stilema classico degli anni ’90 o sbaglio?
Credimi e la B-SIDE del singolo Monza Saronno, è un video LIVE registrato in presa diretta presso i Phaser Studios e fa parte di un format molto bello creato da questi ragazzi che si chiama LIVE SESSION, la fotografia e le scelte stilistiche sono personali appunto di questo progetto.

E invece vorrei parlare della copertina di questo disco che hai titolato “Per tutti questi anni”. È davvero davvero particolare. Ce la racconti?
La copertina è stata realizzata da un’agenzia di una cara amica THE MINE, racchiude esattamente i ricordi, le paure, i sogni dei miei primi 30 anni di vita. Elementi che ritrovi poi all’interno del booklet rappresentativi di ognuna delle 10 canzoni che compongono il disco.

A chiudere: c’è sempre, secondo noi, un colore che possa raccontare una canzone. Ascoltando questo disco mi viene da pensare al colore oro, neanche acceso ma piuttosto intimo e silenzioso. Penso ai tramonti più che ad un’alba. Penso alla montagna più che al mare dei litorali. Tu cosa mi dici?
Sono molto contento ti sia arrivato questo colore, è un disco che non vuole abbagliare ma che vuole arrivare all’anima delle persone con un colore caldo, con un tepore intimo perchè a mio avviso queste sono le belle sensazioni che rimangono nel tempo.