RIDDA PAGLIACCIO

Amnesty International ha ricevuto informazioni che il 9 gennaio di quest’anno il giovane Raif Badawi è stato frustato dopo la preghiera del venerdì di fronte alla moschea di al-Jafali a Gedda in Arabia Saudita.  La fustigazione è stata eseguita in pubblico. Il primo settembre 2014, la Corte d’appello di Gedda ha confermato la condanna di Raif Badawi a 10 anni di prigione, 1000 frustate e una multa di 1.000.000 di rial sauditi (circa 196.000 euro), per aver creato e amministrato il sito Saudi Arabian Liberals e aver insultato l’Islam. Raif Badawi è un prigioniero di coscienza.

Secondo il provvedimento definitivo, Raif Badawi riceverà non più di 50 frustate per sessione, con una pausa di non meno di una settimana tra le sessioni. Raif Badawi è stato inizialmente accusato di “ridda“, un reato punito con la pena di morte in Arabia Saudita. Ridda in arabo significa apostasia, ritorno a un costume precedente, indica il ritorno dall’islam all’incredulità. Con esso è designata la ribellione, avvenuta poco dopo la morte di Maometto, di molte tribù arabe che, ritenendosi legate solo personalmente al Profeta, rifiutarono l’obbedienza ad Abu Bakr il primo califfo o successore di Maometto(m. Medina 634 d. C.), già suo fido compagno e (come padre di ῾Ā’isha) suocero. Sotto di lui fu domata la rivolta dei Beduini d’Arabia (ridda) e vennero iniziate le grandi conquiste in  Siria e Mesopotamia.

Secondo queste  tradizioni medievali il blogger Raif Badawi è detenuto dal 17 giugno 2012 nel carcere di Briman, a Gedda. Il suo avvocato, Waleed Abu al-Khair, è anche egli stesso in carcere per scontare una condanna a 15 anni per il suo attivismo pacifico.

Giovanni Spada