The animal kingdom

Un confronto allegorico sulla natura selvaggia dell’umanità

The animal kingdom, diretto da Thomas Cailley, racconta la storia di un padre, il Francois interpretato da Romain Duris, che ha appena accompagnato ad una visita medica suo figlio Emile, ovvero Paul Kircher. Alcuni esseri umani da un po’ di tempo, hanno iniziato un processo di mutazione che li sta trasformando in diverse specie animali. Padre e figlio sono in auto per trasferirsi in una località dove vi è un centro che si prende cura di alcune persone proprio affette da mutazione. Lungo il tragitto, però, un grande furgone ha deragliato; all’interno vi erano le creature che sono fuggite e, tra queste, la madre di Emile, la quale da tempo aveva iniziato a mutare.

I due iniziano quindi a cercare la persona cara scomparsa nella fitta foresta ai margini della cittadina in cui dovevano trasferirsi; qui saranno aiutati dalla poliziotta Giulia Izquierdo, portata in scena da Adèle Exarchopoulos. Il film gode di un’ambientazione suggestiva, la foresta infatti restituisce un quid di cupezza e straniamento e, in alcune sequenze di cui sono protagonisti i mutanti, si ha la percezione di un mondo ancestrale. Thomas Cailly rivisita in maniera abbastanza evidente i due Avatar di James Cameron, anche se con le dovute differenze. In The animal kingdom vi è il processo di crescita di un individuo, in particolare il focus è sull’adolescenza di Emile. Ovvero il processo che implica l’accettazione della propria natura attraverso l’allegoria della mutazione. Al contempo le specie diverse che stanno nascendo evocano le differenze razziali, di religione, e la diffidenza della piccola cittadina rappresenta l’ottusità di una nazione che ha paura dell’integrazione; mentre la foresta, in senso allegorico, rappresenta le periferie ove le minoranze si riversano perché perseguitate.

Queste, in sintesi, le tesi che il regista sembra evidenziare. Gli echi ambientalisti non mancano, poi, in un film in cui c’è un po’ di tutto sempre all’insegna del politicamente corretto, ma almeno risalta la classe che viene incentrata soprattutto sugli effetti speciali di ottimo livello. Anche la mano del regista si fa notare, bellissimi infatti sono i momenti all’interno della macchia boschiva, dove i movimenti di macchina appaiono notevoli in un film che a livello tecnico non presenta pecche. Nulla di nuovo dal punto di vista dei temi trattati, ma sicuramente interessante il modo in cui vengono presentati. The animal kingdom però è anche un thriller fantascientifico in cui la gestione della tensione altalenante, combinata alla lunghezza dell’operazione, difetta di efficacia.


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