Nato tra le sabbie dell’oasi di Fayoum, il nuovo singolo è una confessione intima e luminosa. Pop, rap e drill si fondono in un brano che parla di ferite, rinascita e riconoscimento. Raistlin e Manuel firmano una traccia sincera, capace di trasformare il dolore in bellezza condivisa.

Come nasce ‘Dentro ai tuoi occhi’ e cosa ha significato per te scriverlo nell’oasi di Fayoum?
Il brano è nato quasi per caso, mentre camminavo tra le dune al tramonto. Fayoum non è il solito Egitto turistico – è un luogo sospeso nel tempo. Quella vastità silenziosa mi ha permesso di guardare dentro me stesso senza filtri. Ho iniziato a buttare giù versi sul telefono, seduto sulla sabbia. Era come se quel deserto rispecchiasse il vuoto che avevo attraversato.
Il brano parla di guarigione interiore: quanto è stato difficile tradurre questo percorso in musica?
Molto. La parte più difficile è stata essere onesto senza cadere nel melodramma. Volevo che ogni verso fosse autentico, che chi ascolta sentisse che quelle parole vengono da cicatrici vere. Come diceva Hemingway, bisogna “provare a scrivere la frase più vera possibile”.
Con SandroEgo e Manuel abbiamo lavorato per trovare il giusto equilibrio tra vulnerabilità e forza.
Il mix tra pop, rap e drill riflette il tuo stato d’animo o una scelta puramente stilistica? Entrambe le cose. Il pop rappresenta la parte di me che cerca armonia, il rap è il flusso di coscienza che mi ha sempre caratterizzato, il drill è quella rabbia sotterranea che ancora porto dentro. Non volevo un genere puro, volevo che la musica riflettesse le contraddizioni che mi porto dentro.
Cosa significa per te oggi raccontare la fragilità con sincerità in un testo?
È liberatorio e terrificante allo stesso tempo. Viviamo in un’epoca dove tutti mostrano solo la versione migliore di sé. Dire “ero rotto, ero perso” è un atto rivoluzionario. Ma è anche l’unico modo che conosco per connettermi davvero con chi ascolta.
Hai mai pensato che la persona a cui è dedicato il brano lo ascolterà davvero?
Sì, è per mia moglie Wenda, che è la persona che è stata capace di amarmi del modo giusto e aiutarmi a guarire, e che ha ascoltato il brano per prima. Ma alla fine, questo brano è diventato più grande di noi due. È per chiunque abbia trovato qualcuno capace di vedere oltre le proprie ferite.
Cosa speri rimanga a chi si riconosce nel dolore che racconti?
Che non sono soli. Che si può rinascere. Che il dolore non è l’ultima parola. E soprattutto, che meritano di essere amati per quello che sono, non nonostante i loro errori, ma con tutti i loro errori.
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