“Per qualcosa che finisce c’è sempre qualcosa che comincia”.
Pandemic 2020 è un film del 2024 per la regia di Emilio Perrone che, ovviamente, prende le mosse dalla pandemia di covid 19 che ha sconvolto il mondo nel 2020. Si tratta del debutto al lungometraggio per il regista ed attore che in passato si era cimentato solo nella realizzazione di alcuni cortometraggi. Dopo aver lavorato a lungo come attore e conduttore, Perrone si ferma per dieci anni, se non che, durante la pandemia, comincia a venirgli in testa una storia che preme violentemente per uscire, e che egli fissa così su carta, trasformandola successivamente in una sceneggiatura. Il film è stato girato in Piemonte, nei comuni di Cerano e Trecate, nella provincia di Novara, e sul set, tra cast e crew, si sono contate fino a 112 persone. Purtroppo, su ammissione dello stesso regista, la qualità video non è delle migliori, e le riprese si sono dovute interrompere a metà per riprenderle dall’inizio e permettere di girare in 4k. C’è ancora molto da lavorare, per Perrone e la sua troupe, per migliorarsi, ma, considerando che si tratta di un’opera prima, io cerco sempre di trovarvi degli spunti positivi per la carriera futura di coloro che ci hanno lavorato. Pandemic 2020 è un banco di prova, e deve servire alla squadra per capire i propri limiti e cercare di bypassarli nella prossima produzione.

La pellicola si apre con scene di pandemie globali, sopra le quali scorrono dei titoli di testa purtroppo non facilmente leggibili. Dopodiché, dall’anno 2020 ci si sposta nel 2030, dove si svolge la maggior parte dell’azione. Lukas ed Amanda sono una coppia in crisi e stanno discutendo in auto quando hanno un incidente, nel quale Amanda perde la vita. Lukas è uno scienziato che sta lavorando ad un siero che dovrebbe garantire la guarigione dal virus che sta infettando il mondo intero, insieme al dott. Victor e ad altri collaboratori. Ma quando la moglie di Victor, Ilary, contrae il virus, il professore decide di tenere per sé l’antidoto e provare a curare l’amata consorte. A Lukas non rimarrà che rubare l’unica boccetta di siero per provare da solo a salvare l’umanità, ma non sa che il suo collega Erik ed i suoi scagnozzi sono sulle sue tracce, decisi a reimpossessarsi dell’antidoto per riportarlo a Victor.

Pandemic 2020 non è un film propriamente horror, anche se le tematiche sono spesso state sfruttate dal genere. Qui i contagiati non si trasformano in zombie assassini affamati di carne umana, ma vengono presi da spasmi e convulsioni che nella maggior parte dei casi si limitano a portarli alla morte. La storia è piuttosto quella di una caccia all’uomo, che sta facendo il grave “sbaglio” di provare a salvare il mondo dalla pandemia. Nei panni dell’eroe buono, Lukas, un improbabile scienziato super tatuato dai dolci occhi azzurri, troviamo lo stesso regista, che riesce a farsi voler bene nel corso del film e a riprendersi anche interpretativamente dopo un inizio in auto non propriamente convincente. Al suo fianco troviamo la piccola Anna Manzo, nei panni di Lisa, una bimba i cui genitori sono scomparsi con la pandemia e che Lukas inizia a curare come fosse sua figlia. La prova della piccola attrice è, per certi versi, migliore di quelle di alcuni attori più adulti, che, tranne in alcuni casi, non brillano certo per doti interpretative particolarmente convincenti. Tra essi si distingue senz’altro l’algido Paolo Salvadeo, attore molto conosciuto nel mondo del cinema indie italiano, per aver recitato a fianco di nomi quali Paolo Del Fiol e Ivan Brusa, giusto per citarne qualcuno. Egli dà vita al perfido Erik, scienziato spietato che ambisce solo al potere, e che non ha scrupolo alcuno nel piantare una pallottola in testa a un suo amico solo per avere un alibi. Salvadeo è davvero convincente e ci offre un paio di momenti di vera follia interpretativa che da soli valgono tutta la visione del film. Non completamente a suo agio nel ruolo affidatogli è invece Fulvio Tagliente, che interpreta Victor, e che si occupa anche della direzione del doppiaggio, altro tasto un po’ dolente della pellicola. Come sempre mi ritrovo a pensare che sarebbe meglio investire in un buon audio in presa diretta e lasciar fare il doppiaggio solo ai professionisti del settore. In un cammeo, nel ruolo di Ilary, moglie di Victor, si segnala la conturbante attrice teatrale Francesca Cavallo, musa del regista Roger Fratter e anch’essa sempre più in voga nel circuito indipendente italiano.

Purtroppo il film ha vari talloni d’Achille, dalla recitazione di buona parte del cast al doppiaggio, agli effetti speciali molto poco convincenti. Come più volte ho sottolineato, quando si affrontano progetti a budget molto basso il regista, a mio parere, dovrebbe occuparsi quasi interamente della regia, e lasciar perdere il ruolo d’attore, se non in un qualche piccolo cammeo. Purtroppo anche qui, come in Vi Possiamo Salvare di Ivan Brusa, anch’esso da poco uscito su Prime Video, come il nostro Pandemic 2020, si nota di più l’impegno del regista come attore che nella direzione vera e propria del film, e questo senz’altro lo penalizza. Inoltre la sceneggiatura presenta delle lacune e delle connessioni davvero poco chiare, che concorrono a rendere l’opera in alcuni punti difficile da seguire e da comprendere a fondo.

Tuttavia non è certo tutto da buttare. A tratti molto bella la fotografia di Ivan Schiano, così come sono interessanti le musiche originali di Simone Cilio. Si vede che la troupe ha messo impegno in quello che ha fatto, e che Perrone desiderava davvero molto portare in fondo questo suo sogno nato durante uno dei periodi più bui della nostra storia attuale. Il finale cupo, se sul momento può lasciare davvero di stucco, tuttavia ha un senso se contestualizzato nell’epoca terribile in cui l’idea è stata partorita. Perrone non ha lesinato su comparse, attrezzature e costumi di scena, allestendo un hangar militare e un laboratorio medico che risultano, alla fine, piuttosto credibili. In alcuni punti vengono fuori idee che richiamano alla mente la fortunata saga di The Walking Dead, con l’umanità superstite che invece di compattarsi per sconfiggere la minaccia che la sta decimando si uccide a sua volta, come se rimanere tra i pochi vivi al mondo fosse il traguardo a cui l’uomo deve aspirare. Tuttavia Perrone non copia affatto pedissequamente dai vari film e serie tv che dalle pandemie hanno tratto spunto, e sa creare la sua storia di mistero che riesce a tenere lo spettatore attento fino alla fine, col premio del gran finale che sicuramente nessuno si aspetterebbe. Homo homini lupus, scriveva il grande commediografo latino Plauto nella sua Asinaria, e proprio da questo assioma, ahimè vecchio quanto il mondo, Emilio Perrone prende spunto per la sua opera prima, distopica e completamente avvilente sul futuro del mondo. Altro che arcobaleni ed “andrà tutto bene”, sembra suggerirci Emilio con una strizzata dei suoi occhi azzurri: il mondo andrà sempre più a fondo, se l’uomo non smetterà di essere lupo per il suo simile, iniziando invece a collaborare ed a prendersi cura del suo prossimo.

Chi avrà la meglio? Il buon Lukas che combatte per l’umanità con grande rispetto per coloro che incontra sul suo cammino, l’egoista Victor, a cui non interessa più la sorte del mondo, ma solo di salvare la sua amata moglie, o l’avido Erik, il cui scopo è solo quello di avere l’umanità sfinita e devastata ai suoi piedi e detenere così il potere assoluto? Non vi resta, quindi, se siete curiosi di scoprirlo, che accendere il vostro Amazon Prime Video ed accingervi alla visione di questo Pandemic 2020, cercando di lasciare da parte gli evidenti difetti da opera prima e facendovi invece coinvolgere nella narrazione, sospendendo le critiche tecniche e tentando di entrare nel sogno di Emilio Perrone, che si è realizzato grazie a questo suo primo lungometraggio. Forse, chiuso in casa durante il lockdown, il buon Emilio si sarà un po’ abbattuto, come tutti noi, immaginando un mondo allo sfascio, sempre più nero, con sempre meno speranze … e così è nata la sua storia, della quale gli va dato il merito di aver saputo rendere bene l’angoscia e l’inquietudine, che probabilmente lui stesso provava in quei giorni così lunghi da sembrare infiniti. Pandemic 2020 si inserisce senz’altro nel filone pandemico – survivalista, ma sa farlo con un tocco di originalità, lasciando da parte i mostri e tutto ciò che porta nell’ambito dell’irrealtà, per concentrasi sulla natura torba e contaminata dell’uomo, il grande distruttore del mondo che gli ha dato la vita: ed è quindi un film disilluso, disincantato, freddo e doloroso che, se a tratti esagera e diventa ridondante e rocambolesco, sa comunque intrattenere ed anche portare lo spettatore a porsi qualche domanda su quale sarà il futuro del genere umano se le cose non cambieranno e non si imparerà a collaborare tra di noi.
https://www.imdb.com/title/tt33371457
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