I Manetti Bros sbarcano a Palmi, in Calabria, per dirigere U.S. Palmese, film che racconta di una squadra di calcio di dilettanti e della passione dei suoi tifosi, i quali vorrebbero vederla scalare le classifiche delle serie inferiori.

Etienne Morville, incarnato da Blaise Afonso, è un calciatore di fama mondiale che milita in una imprecisata squadra di Milano che partecipa alla serie A.

Il giocatore ha spesso intemperanze durante le partite, e l’ultima lo porta ad una squalifica che potrebbe comprometterne la carriera. Anche il suo stile di vita fuori dal rettangolo verde non è esemplare e il suo agente Gilbert Desagnat, impersonato da Guillaume de Tonquedec è in difficoltà nel gestire il campione. La sua vicenda è seguita con molto interesse anche nel piccolo paese di Palmi, ove Don Vincenzo, un pensionato interpretato da Rocco Papaleo, sogna di ingaggiare Morville attraverso una colletta tra compaesani per farlo giocare nella squadra del luogo: la U.S. Palmese. Attraverso la storia di un sogno che diventa realtà, la commedia dei Manetti potrebbe raccontare tante cose, ma purtroppo la vicenda è priva di verve e di spunti interessanti, e alla fine il lungometraggio implode in una serie di tematiche trattate con superficialità e che non vanno a parare da nessuna parte.

L’arrivo a Palmi del campione tratteggia appena le differenze con le luci della grande città, con la vita notturna così lontana dalla mondanità e dalle tentazioni della metropoli milanese, ove Etienne Morville conduceva un’esistenza da playboy. L’unica ragazza che colpisce la sua attenzione è Concetta, figlia di Don Vincenzo, portata in scena da Giulia Maenza. Personaggio, quest’ultimo, utile per introdurre la tematica dell’accettazione da parte di un padre che ancora cerca uno zito (fidanzato) per la figlia, ma che poggia su basi molto fragili risolvendosi banalmente, anziché avere la forza di una sottotrama in grado di dare sostanza al racconto. La squadra di calcio è composta da personaggi anonimi che non restano impressi, a parte l’allenatore cui presta il volto Max Mazzotta, che sembra l’unico a credere nel suo tema e, forse, nel film stesso, visto l’impegno che profonde nella sua interpretazione che ben caratterizza il personaggio.

Tutto scorre in maniera assai piatta e gli inserti a cartoni animati nelle partite della U.S. Palmese, che ricordano e forse vogliono omaggiare la serie Holly & Benji, risultano posticci, fastidiosi e appena accennati, senza aggiungere alcuna cifra stilistica al lungometraggio. I Manetti Bros sono sospesi tra queste reminiscenze, cui si aggiunge anche L’allenatore nel pallone, il cultissimo del 1984 con Lino Banfi nei panni del mitico mister Oronzo Canà della Longobarda, per la regia dell’immenso Sergio Martino. Un vero peccato, perché U.S. Palmese vanta un cast di bravi attori (oltre ai già citati Papaleo e Mazzotta) sprecati in personaggi che sono privi di personalità, appena abbozzati in una sceneggiatura molto blanda che li riduce sullo schermo a semplici apparizioni bidimensionali. Come nel caso di Gianfelice Imparato nei panni del professor Macrì, Massimo Di Lorenzo, Massimiliano Bruno e, soprattutto, Claudia Gerini, imprigionata in un ruolo inutile ai fini della trama, ovvero quello di Adele Ferraro, poetessa del paese.


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