Gli ospiti: la black dramedy di Svevo Moltrasio

Realizzato grazie ad un fruttuoso crowfunding, Gli ospiti di Svevo Moltrasio è una black dramedy intrigante e spiazzante, con ottimi interpreti centrifugati in una giostra impazzita, un puzzle senza soluzione.

Nove amici e uno sconosciuto (più il piccolo Luca che dorme al piano di sopra) si ritrovano in una casa di campagna alla periferia di Roma; ma quella che doveva essere una tranquilla vacanza si trasforma in un incubo surreale in cui ogni personaggio si racconta e si svela, in un confronto mai pacato ma piuttosto gridato, urlato al mondo prima ancora che all’interlocutore.

Diego, Serena, Leonardo, Bertrand, Giulia, Giorgia, Chiara, Fabrizio, Paola si conoscono da una vita; collegati gli uni agli altri da parentela, amicizia e matrimonio, li troviamo fin da subito a discutere nell’ingresso della villetta, in un crescendo di tensione e di detto-non detto che la alimenta fino al punto di rottura, interrotto solo dalla luce che salta. È Leonardo ad andare al contatore, ma dal suo ritorno il film vira deciso verso il thriller: un misterioso “uomo nero” che nessuno conosce (ma che ognuno crede sia amico di qualcun altro) è in casa con loro e li osserva. Si presenta come Marco, padrone di casa: la villa è sua, l’ha messa in vendita, e credeva che loro fossero aspiranti acquirenti in visita. Ma no, la villa è di Diego; no, è di Chiara, di Paola, di Giulia, di Leonardo… ognuno di essi è ora convinto di essere il proprietario di casa, ma qual è la verità? È uno scherzo comune ai danni di uno? O hanno tutti ragione? Più si confrontano, meno si ascoltano, nel tripudio della incomunicabilità tanto diffusa al giorno d’oggi, in cui ognuno è chiuso nel suo mondo e nelle proprie convinzioni granitiche e parla senza prestar attenzione a quel che gli viene detto.

Un flusso di coscienza alla Ulisse di Joyce, senza pause, senza interruzioni, in una sorta di Torre di Babele in cui ognuno segue il proprio flusso e lo esprime in una lingua differente. Se la scenografia è semplice, con il film interamente girato nelle stanze ed all’esterno della villa, arredata in modo essenziale, lo svolgimento è tutto incentrato sulla parola, sui dialoghi, sulle tensioni irrisolte tra i personaggi che non fanno altro che seguire i propri ragionamenti, blaterare, fare arringhe, confabulare tra loro; una messa in scena quasi teatrale, tra il pirandelliano Sei personaggi in cerca d’autore e i Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, in cui l’incomunicabilità regna sovrana e la verità sfugge alla comprensione. Sogno, realtà, torto e ragione si intessono sino alla rivelazione finale che risolve – forse – la situazione, ma lascia aperto un mondo di dubbi. Cinematograficamente parlando, ne Gli ospiti di Moltrasio troviamo molto di Polanski (Carnage in partilcolare) e del surrealismo nero di Bunuel; ma il regista/sceneggiatore/attore ne ha assorbito l’essenza e l’ha metabolizzata per poi arrivare ad un proprio stile originale, coniugandolo con la commedia all’italiana di monicelliana memoria (Parenti serpenti su tutti). Il risultato è una dinamica black comedy a tratti grottesca che diverte ma lascia l’amaro in bocca, mettendo in luce il lato peggiore della nostra società attuale.

 

 

Michela Aloisi