Jericho’s tail (La coda di Jericho): nel porno, tra Orwell e rivoluzione sessuale

Jericho’s tail (La coda di Jericho) è il lungometraggio d’esordio di Marcello Caroselli, che ne ricopre anche il ruolo di protagonista: un ragazzo sui trent’anni italo inglese, di nome Jericho Carter, un erotomane con manie imprenditoriali nel campo della pornografia.

I film che dirige lo vedono anche in azione in scene hard, con ragazze che si concedono previo pagamento dopo aver partecipato a dei casting insieme a lui, il quale indossa sempre una maschera di maiale che lo aiuta, dice, ad immedesimarsi nel suo personaggio, ovvero in Jericho Piggy.

La stranezza è che lui non si vede mai nel video, guanti neri e genitali a parte. Ha inoltre uno zio, che possiede una fattoria con animali e presenta il volto di Pino Quartullo. Questi cerca di convincerlo a lavorare insieme ed a togliersi la maschera, ma prerogativa singolare è che Jericho la indossa quasi sempre, ovunque si trovi. Piggy è una specie di alter ego che cerca spasmodicamente le donne per i suoi film porno poi da vendere su internet. Del vero se stesso resta poco, se non i ricordi legati ad un’infanzia inglese in cui iniziava ad essere sessualmente precoce nei giochi con la cuginetta, mentre sua madre, italiana sessantottina rivoluzionaria, si separava dal marito, portando Jericho a Roma, lontano da Londra. Il tutto diviso in capitoli rappresentati dai cinque titoli dei filmini porno amatoriali. Ognuno di essi ha una protagonista diversa e una storia su come sia riuscito Jericho ad avvicinare ciascuna di esse.

Si inizia da La vicina sempre pronta, con Valentin Varen impegnata ad impersonare la ragazza della porta accanto. Seguono Valery la golosa con Valery Ferrari, La ragazza riccia, con Sibsy Curly, Nel porno amatoriale, con Gaiya Piskulica, e, infine, Il fluido paradisiaco di Silvia, con Silvia Lamberti.  Jericho’s tail (La coda di Jericho) è dunque un film sul porno, che presenta sequenze hard ma tutte censurate tramite l’effetto pixel per quanto riguarda le immagini di genitali maschili e femminili. E mostra Jericho prevalentemente con indosso la maschera, anche quando si trova da solo in casa. La solitudine di quei momenti è tangibile e, dopo aver rieditato i suoi video al computer, resta da solo con i propri rimpianti, che si manifestano in telefonate alle sue ex fidanzate. Durante le sue notti insonni è rapito dalla lettura del libro La fattoria degli animali di George Orwell.

Da qui si sviluppa una fusione tra il testo letterario e il racconto cinematografico, che unisce la rivoluzione sessuale, quella degli anni Sessanta (e non a caso, la madre di Jericho, secondo quanto riportato dal nostro, praticava l’amore libero) e quella socialista. La prima ha dato vita ad una deriva pornografica, secondo il punto di vista del regista, che si è trasformata in una forma di potere manipolatore ed è sfociata in un abisso di solitudini e dipendenze. La seconda non da meno ha avuto risvolti subdoli e coercitivi, consolidando così una connessione ipertestuale tra la fattoria degli animali governata dai maiali – che oramai non si distinguevano più dagli esseri umani – e l’ibrido Jericho Piggy con tanto di maschera. Entrambe le rivoluzioni, quindi, si può dire che abbiano raggiunto derive manipolatrici, ove l’una si fonde nell’altra. Jericho’s tail (La coda di Jericho), insomma, è una piccolissima produzione fuori dagli schemi, sicuramente interessante e che merita attenzione. Disponibile su Amazon Prime Video.

 

 

Fabrizio Battisti