I Love Degrado per mondospettacolo

Benvenuti Riccardo ed Andrea, per iniziare questa intervista non possiamo che partire dal vostro ultimo singolo e video fresco d’uscita: “Argh!”. Lo si può definire un videoclip in pieno stile I Love Degrado?

Assolutamente sì! Non è la prima volta che collaboriamo con Marco Bifulco, che aveva curato anche il videoclip del primo singolo del precedente disco, “Metti un pomeriggio a Milano”. Siamo molto in sintonia con Marco, è capace di far venire fuori e mostrare il nostro lato più surreale e ironico, riesce sempre a inquadrarci molto bene, e non solo con la camera!

Dopo aver saltato a piè pari i convenevoli, facciamo un piccolo passo indietro: ragazzi raccontateci come nasce questo duo tutt’altro che comune!

Andrea: Nasciamo nell’estate 2014 a Bologna, una di quelle tipiche estati bolognesi in cui sudi anche solo a guardarti e rimani tutto appiccicato, senza forze e sull’orlo dello svenimento. Scopro che Riccardo ha un condizionatore in studio, così gli propongo di fare una jam, per avere due ore di fresco garantito…il caso ha voluto che il miscuglio di elettronica, rock, improvvisazione e melodie Krauteggianti che producevamo ci piacesse molto, così eccoci qui.

Riccardo: All’inizio era una timida cotta tra di noi, mutata nel tempo in grande amore per la musica e la voglia di esprimere le nostre differenze musicali.

Tutt’altro che comune è anche il titolo ed il formato del vostro nuovo disco “Siamo dei cazzo di pionieri ci abbiamo sempre creduto”. Vi va di raccontarcelo?

Andrea: Ci piace pensare di guardare avanti, ma siccome non ci vediamo tanto bene, ogni cosa che scopriamo è per noi una novità di portata epica…pur avendo perso la bussola, non ci arrendiamo e continuiamo a cercare una nuova strada per poterci perdere di nuovo, e così via, a loop…

Riccardo: Spesso ci dicono che non abbiamo le parole e il cantato nei nostri pezzi, così abbiamo deciso di sintetizzare i concetti di canzoni e album in frasi lunghe, complicate e ad effetto. Ci consideriamo dei veri Indipendenti e abbiamo sempre voglia di ironizzare. Il momento in cui ci troveremo a considerarci dei fighi sarà la nostre morte.

Prima di “Argh!” era stata la volta di “Giovani di belle speranze in malarnese”, tra i due, un remix. Sono questi i brani che maggiormente rappresentano il vostro sound odierno?

Sicuramente sono brani che ci descrivono bene, soprattutto nella nostra parte più immediata e di impatto. Ci sono anche momenti più riflessivi nei nostri lavori, che però vorremmo gli ascoltatori scoprissero poco a poco, magari venendoci a sentire dal vivo, o ascoltando l’album nella sua totalità.

A tal proposito, cosa è cambiato a livello musicale dal vostro esordio con “L’inesorabile declino della civiltà occidentale – L’esotismo a buon mercato dei bazar”?

Andrea: Credo che il secondo lavoro sia da un lato più immediato del primo, ma al tempo stesso più ragionato. Nel primo disco ci siamo imposti di ridurre al minimo le sovraincisioni e di registrarlo come se dovessimo riprodurlo identico in un live, utilizzando il meno possibile loop già pronti o basi. In questo lavoro, invece, abbiamo ragionato di più sugli arrangiamenti, ci abbiamo messo più tempo (anche perché è un lavoro interamente autoprodotto) e abbiamo cercato di far coesistere una complessità di parti e sovraincisioni con una immediatezza e genuinità a cui non volevamo assolutamente rinunciare.

Riccardo: Ci siamo deliberatamente dati più spazio per fare di tutto senza troppi problemi di sorta. Il primo lavoro è nato con le mani in studio a colpi di prove, questo secondo, invece, è stato più “pensato” sulla base di provini, sovra incisioni, ecc…

Questi due lavori immagino siano disponibili entrambi sul vostro e-store inaugurato recentemente?

Sì, il primo album è disponibile in formato cd, il secondo in musicassetta (oltre che, ovviamente in formato digitale). Lo trovate su Spotify per l’ascolto e Big Cartel per la vendita.

Quando potremo rivedervi dal vivo?

Speriamo presto, ancora non si sa bene quando riusciremo a tornare su un palco, noi comunque non vediamo l’ora e saremo talmente carichi che vi spettineremo tutti!

Per concludere una domanda stuzzicante: quale il concerto, da spettatore o musicista, che vi ha cambiato la vita?

Andrea: Credo che ogni concerto a cui assisti o che proponi come musicista abbia le potenzialità di cambiarti e farti crescere, di aggiungere qualcosa alla tua esperienza, al modo in cui vedi il mondo, o almeno sarebbe bello se fosse sempre così! Sicuramente, due di quelli che più mi hanno entusiasmato e che mi hanno veramente lasciato un carico emotivo gigantesco dentro sono stati Lament degli Einsturzende Neubauten, visti all’auditorium Manzoni qui a Bologna nel 2014 e Ballate per uomini e bestie di Vinicio Capossela, visto in teatro l’inverno scorso.

Riccardo: sicuramente un Live di I Love Degrado

Grazie per essere stati dei nostri, a voi la conclusione!

Amateci, amatevi e supportate ciò che più vi piace senza pregiudizi!

We Love (Degrado) You.