Recensione: Dark night, cronaca di una strage e del malessere della società contemporanea

Sembra un documentario, ma non lo è. Dark night è solo un racconto. Il racconto delle ore che hanno preceduto il tremendo massacro avvenuto il 20 Luglio del 2012 in un cinema di Aurora in Colorado, dove, durante la proiezione notturna del Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan, il ventiquattrenne James Eagan Holmes aprì il fuoco contro gli spettatori, uccidendo dodici persone e ferendone altre settanta. Non sono le azioni a susseguirsi sullo schermo, ma i volti, le sensazioni, i gesti, gli attimi e le emozioni quasi rubate ai protagonisti. Aleggia un’angosciosa violenza che si lascia percepire senza che la brutalità venga mai veramente mostrata.

Tutto scorre lento, di una lentezza quasi fastidiosa che, pezzo dopo pezzo, mette insieme i tasselli caotici e slegati di un puzzle che trova il suo senso solo in un epilogo non epilogo.

Seguendo i personaggi, figli comuni della contemporaneità, ci si perde in un meandro di vite umane ai limiti della socialità, in cui ciascuno potrebbe essere il killer e in cui nessuno si conquista l’empatia di chi guarda. Ogni cosa è sospesa in una drammaticità ovattata dagli stridenti contrasti tra urla e silenzio assordante, tra sorrisi e sofferenza, tra noiosa quotidianità e drammatica straordinarietà.

E la cosa più inquietante è che il non capire da subito chi sia l’omicida e il percepire, al tempo stesso, che ognuno lo possa essere spingono, a poco a poco, verso la terribile sensazione che nessuna vera motivazione ci sia dietro la strage e che il male e il pericolo siano annidati ovunque intorno a noi. Si capisce, perciò, come il massacro non sia il centro della narrazione, ma il pretesto per indagare a fondo l’abisso esistenziale in cui è precipitata la società moderna e da cui nessuno è indenne.

Per questo, Dark night è film complesso da guardare e da digerire, in cui il regista Tim Sutton mette in scena la banalità del male. È una storia non adatta ad una visione leggera e senza pretese.

Valeria Gaetano