Saw X: John Kramer da carnefice a vittima?

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Saw X, diretto da Kevin Greutert, già regista di Saw VI e Saw 3D – Il capitolo finale, è il decimo capitolo di una delle saghe più horror e splatter della storia del cinema.

Nel cast Tobin Bell, Shawnee Smith, Synnøve Macody Lund, Steven Brand, Michael Beach e Renata Vaca.

Nel film, ambientato nell’arco temporale che unisce i primi due Saw, John Kramer, malato e disperato, si reca in Messico per sottoporsi ad una rischiosa procedura medica sperimentale nella speranza di una cura miracolosa per il suo cancro. Il suo sogno svanisce quando scopre che l’intera operazione non è altro che una truffa per frodare i più vulnerabili. Con un nuovo scopo, vendicarsi dei truffatori, il famigerato serial killer torna al lavoro con il suo subdolo e inconfondibile stile.

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Dopo i precedenti tentativi, poco incisivi, di reboot, la saga del torturatore e, a suo modo, life coach Jigsaw e dei propri adepti è costretta, nella disperata ricerca di nuova linfa vitale, a fare un passo indietro nella storia, “resuscitando” proprio l’originale.

Tuttavia, questo nuovo (ma vecchio) Saw si presenta con una struttura abbastanza distaccata da quella tradizionale del franchise, ponendo l’attenzione sulla storia, sulla narrazione, sulla trama potremmo semplificare, più che sulle torture. A dimostrazione di ciò è la durata: Saw X è il capitolo più lungo fino ad ora, con quasi due ore di proiezione, dove il macabro si consuma tutto insieme nella fase finale.

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Nonostante il sangue sia sempre presente ed elemento fondamentale, nonché caratterizzante, Saw X si regge anche su un aspetto che potremmo definire di profonda umanizzazione del personaggio. Il grande ispiratore di paura negli altri si trova a dover fare i conti con la propria di morire, ma, allo stesso tempo, con una luce di speranza.

John Kramer è un uomo malato che ha paura di morire e che si aggrappa disperatamente alla vita. Sarà la vendetta, stavolta, ad alimentare la sadica spirale di violenza e non il senso di insoddisfazione verso coloro che sprecano la propria vita. Forse, per la prima volta, in tutta la saga, lo spettatore empatizzerà con il carnefice e non con le vittime. Ma, in questa vicenda, chi può dire che sia veramente il mostro?

 

 

Dario Bettati