Leonardo De Amicis: “Ogni generazione descrive la propria condizione e parla la propria lingua” | MUSICA

Un’intervista al maestro di musica Leonardo De Amicis, direttore d’orchestra anche di Sanremo, che ci racconta di come si e’ affacciato alla musica e che, questa grande arte, rappresenta una fotografia delle societa’ che si susseguono nel tempo: “Non bisogna aver paura delle nuove forme e non vanno demonizzate. Ogni generazione descrive la propria condizione e parla  la propria lingua”.

INTERVISTA AL MAESTRO LEONARDO DE AMICIS

Caro maestro, è un onore di intervistarLa. Ci può raccontare come ha iniziato il Suo percorso con la musica?

All’età di circa 10 anni, ho ricevuto il regalo dai miei genitori una piccola tastiera. Da quel momento l’amore è la curiosita’ per la musica, mondo vasto e  straordinario, ha preso il sopravvento su ogni altro mio interesse. Da lì, ho iniziato a studiare pianoforte privatamente; vivevo in un paese un po’ lontano dalle città e non c’era una scuola di musica vera e propria per cui grazie ai miei genitori ho potuto studiare con un insegnante che veniva una volta settimana a casa. La musica mi ha seguito sempre ho frequentato il liceo scientifico ma non mi sentivo a mio agio ed ho cambiato  per il conservatorio ed il liceo musicale. ho iniziato a fare esperienze di gruppo in parrocchia nel mio paese a Corvaro. Successivamente, per motivi familiari, ci siamo trasferiti all’Aquila dove ho incontrato dei ragazzi straordinari con i quali ho iniziato a suonare un vero e proprio repertorio che spaziava dalla musica leggera al rock, genere che ci entusiasmava. Non ho mai smesso di suonare di studiare e fare nuove esperienze lo faccio ancora! Un passo alla volta mi sono inserito nel mondo della musica leggera, ero molto attratto dai concerti dallo studio di registrazione dalla produzione. E poi il resto lo sai…

Ci può dire, se dopo tanti anni, è sempre emozionato quando dirige l’orchestra di Sanremo?

Credo, che per quelli come me, che hanno scelto la musica come strada primaria nella vita, l’emozione sia uno stato costantemente presente, da controllare nel caso della direzione d’orchestra, nel limite del possibile, ma presente.

La musica rappresenta la società di oggi: cosa ne pensa della musica odierna? Manca qualcosa rispetto a quella del passato?

Immagino che stiamo parlando della musica leggera: quindi, delle canzoni che da sempre hanno un po’ descritto il momento storico e gli accadimenti circostanti. Ritengo che ci siano tanti linguaggi e che ogni generazione ne ha amato e generato uno diverso … Ad esempio, io ho vissuto l’epoca dei cantautori come De Gregori, Bennato, Venditti, Baglioni, Cocciante e sono molto affezionato a Lucio Battisti. Nelle loro canzoni ho sempre amato i significati: per me importantissimi come messaggio quindi la canzone non solo musica ma musica e parole. Non bisogna aver paura delle nuove forme e non vanno demonizzate. Ogni generazione descrive la propria condizione e parla la propria lingua”.