Stasera in tv Francesco, giullare di Dio di Roberto Rossellini

Stasera in tv su Cine34 alle 01,50 (ma disponibile anche in streaming) Francesco, giullare di Dio, un film del 1950 diretto da Roberto Rossellini che mette in scena alcuni episodi tratti da I fioretti di san Francesco e La vita di frate Ginepro (uno dei discepoli del santo di Assisi). Per mettere in luce aspetti inconsueti della vita francescana il regista si avvalse anche della conoscenza in materia dello storico francescano Arnaldo Fortini. Si tratta di episodi slegati tra loro, se non per il fatto che i frati fanno capo alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli. È stato presentato nell’agosto 1950 in concorso all’11ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia assieme a Stromboli (Terra di Dio), quest’ultimo fuori concorso. Prodotto da Angelo Rizzoli e Giuseppe Amato, con la sceneggiatura di Roberto Rossellini, Federico Fellini e Brunello Rondi, la fotografia di Otello Martelli, il montaggio di Jolanda Benvenuti, le scenografie di Giuseppe Rissone e le musiche di Enrico Buondonno e Renzo Rossellini, Francesco, giullare di Dio è interpretato da Aldo Fabrizi, Peparuolo, Severino Pisacane, Roberto Sorrentino, Arabella Lemaitre, Nazario Gerardi e altri attori non professionisti. Il film costituì fonte d’ispirazione per il cinema di Pier Paolo Pasolini, che nel suo Il Vangelo secondo Matteo e in Uccellacci e uccellini, riprende in modo evidente i temi e le atmosfere del film di Roberto Rossellini.

Trama
Prima di dare indicazione ai suoi discepoli di portare nel mondo la parola di Dio, Francesco d’Assisi vive con loro in comunità. Vari episodi, riportati nei “Fioretti”, illustrano lo stile di vita del santo e dell’ordine da lui fondato: l’elogio di Frate Fuoco, il bacio al lebbroso, la carità di Frate Ginepro.

“Accostandomi alla figura di Francesco non ho preteso di dare una vita del santo, ho creduto invece opportuno mostrare i riflessi sui suoi seguaci. […] Il mio film vuole essere l’esposizione dell’aspetto giullaresco del francescanesimo, di quella giocosità, di quella ‘perfetta letizia’, della liberazione che lo spirito santo trova nella povertà”.
(Roberto Rossellini)

Francesco giullare di Dio racconta di una confraternita religiosa, quella di San Francesco e dei suoi umili discepoli. Nel film è completamente assente l’approccio serioso che caratterizza la maggior parte dei film religiosi e che per lo spettatore laico è spesso indizio di ipocrisia e finzione. Il titolo è un indizio essenziale. I folli hanno tradizionalmente il diritto di esprimere verità scomode restando impuniti. Qui abbiamo una confraternita che ha portato all’eccesso questo atteggiamento per mettere in luce la commedia della vita. Il tono del film è calibrato tra devozione e comicità, abbracciando sia le condizioni materiali dei fratelli sia i voli più bizzarri del loro spirito. Quando Rossellini spiegò all’unico attore professionista del film, Aldo Fabrizi (il prete coraggioso di Roma, città aperta), la sensazione di gioia e di bontà che aleggiava sul soggetto, l’attore mormorò tra sé: “Questo è completamente pazzo”. La bontà era un tema di particolare interesse per Rossellini. Per lui era un’assurdità, incompatibile con le circostanze sociali e la condizione umana, ma proprio per questo anche un mistero illuminato da una profonda tragedia. Nel contesto del ‘neorealismo storico’ Francesco è uno dei primi film in cui il passato lontano emerge con un’immediatezza che lo rende paragonabile al presente. Noi spettatori abbiamo la sensazione che Roberto Rossellini stia documentando con la sua cinepresa una selezione di ‘fioretti’ dai vagabondaggi di Francesco d’Assisi e dei suoi fratelli. Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini deve tutto all’essenziale intuizione di Rossellini. E per quanto riguarda la struttura di questo film, o la sua commistione di pazzia e devozione, opere come La strada di Federico Fellini, che di Rossellini era stato assistente, hanno probabilmente un debito con il regista. Per lo stesso Rossellini questo fu un importante primo passo verso il ciclo di biografie di grandi uomini intrapreso negli anni Sessanta e nell’ultimo decennio della sua vita, gli anni Settanta. Possiamo solo immaginare con rimpianto quanto più ricca sarebbe stata la storia del cinema se le biografie dei grandi uomini, spesso rigide e inerti, fossero state animate anche solo da una goccia in più della saggezza di Rossellini. Ci troviamo di fronte a un’esperienza rara, a un film immediato, affascinante, saggio, semplice e stratificato, una di quelle opere miracolose che non solo rigenerano la nostra percezione del cinema, ma scuotono la nostra visione del mondo”.
(Peter von Bagh, 24 Aprile 1988)

 

 

Luca Biscontini