Il Barone Lamberto: la bellezza nel far di conto

Disco che fa di conto. Guarda alla vita e poi la mette a nudo. Ci ragiona su con una profondità intelligente senza per niente perdersi in filosofie antiche e distanti anzi, Il Barone Lamberto, al secolo Kheyre Yusuf Abukar Issak, usa un linguaggio fresco, moderno, di un flow accattivante dentro le metriche del rap, parole che scorrono e ricorrono belle soluzioni dentro incisi di vere hit radiofoniche. Punto a capo: sotto la lanterna c’è “Bravo” il nuovo disco de Il Barone Lamberto.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. La bellezza che troviamo in scena ma anche quella che si nasconde dietro le pieghe più ostiche della vita quotidiana. Per il Barone Lamberto cos’è per davvero la bellezza?
Trovo che la bellezza sia qualcosa che, anche solo per pochi attimi, ci travolge. Ci fa dimenticare chi siamo, dove siamo e cosa stiamo facendo. Quel qualcosa che ci avvicina al divino, qualcosa di inaspettato.

Che poi tu sei un artista tanto attento ai colori, al modo di essere e di apparire. In scena anche… la musica passa anche per come ci si mostra?
Ho sempre sostenuto che l’abito “faccia” il monaco e partendo da questo presupposto il resto viene di conseguenza. Penso che perfino il “vestirsi male” sia frutto di un’attenta analisi di sé, del proprio messaggio
e del pubblico a cui si vuole portare quel messaggio.

Ottima cura dentro i tuoi video. Un aspetto che porta con sé quale significato? Te lo chiedo perché sono tanti artisti che neanche ci pensano a mettere in video un progetto…
Intanto ti ringrazio per il complimento. In secondo luogo per me le immagini sono alla base, anche e soprattutto, del testo di una canzone. In un certo senso i miei pezzi vengono costruiti per immagini mentali, come se avessi sempre in testa un videoclip, un corto o in certi casi addirittura un film. Gioco forza anche nel mio videoclip meno impegnativo, a livello di risorse, cerco sempre di riversare una parte di quella scintilla che sta alla base del mio impulso creativo. Ovvero, restituire per immagini un colore, una sfumatura un’idea.

“Bravo” in fondo sembra anche un manifesto politico… esistenziale… o sbaglio?
Lo è assolutamente. Non solo! E’ anche una sorta di slogan. Epico, tragico. Tragicomico e autoironico. Sono stato abbastanza fortunato da “invecchiare” senza conoscere il successo, se non altro non quello vero, quello delle passerelle e del jet set. Questo mi ha permesso di mantenere una certa fame che ho nutrito a critica e disillusione. Oggi (come ieri, immagino) sono tutti BRAVI. Devono esserlo! La società sembra fondarsi
sulla prestazione, sulla popolarità e sull’azione, meritoria o indegna che sia. L’inazione non è contemplata.
“BRAVO”, è uno schiaffo morale a tutto questo. Alla fine chi è che stabilisce davvero quanto sei bravo in qualcosa? E ancora: devi per forza esserlo per essere accettato, riconosciuto, assolto?

La pandemia in tutto questo quanto ancora continuerà (se continua) a contaminare la musica di oggi?
Temo, si fa per dire, che il suo effetto sia ormai svanito. Non c’è tempo per ricordare le cose spiacevoli di ieri ma soprattutto non c’è l’intenzione di farlo. Viviamo, o per meglio dire, siamo condannati
a vivere nel “qui e ora”. A qualsiasi costo, in qualunque modo.