Intervista al cantautore Gianluigi Tartaull con il suo nuovo singolo “Dimmelo”

Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: “Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua di musica?

Dove non lo so, perchè non sono abbastanza preparato né conosco il mondo musicale in cui crescono i ragazzi oggi. Certo non mi piace che nei primi venti secondi si decida se un pezzo è buono oppure no. O che la ripetitività di una frase ritmica diventi l’unica cosa che rimane di un ascolto, o che di tante parole dette in fretta, facendo fatica a prendere fiato, se ne capiscano poche, e male.  Io rimango nei miei territori, dove la melodia ha ancora un senso e c’è la voglia di far capire a chi ascolta quel che dici.

Ad avere la possibilità di aprire un concerto in uno stadio di un big della musica, affrontandone il pubblico con la tua musica, chi sceglieresti? E perché?

Sceglierei Fossati, anche se non fa più concerti. L’ho riscoperto da quando ha collaborato con De Andrè per Anime salve. Ho trovato le sue idee musicali così interessanti, che me lo sono andato a riascoltare tutto, e ho cominciato a ricantarmelo, per farlo più mio. Grandissimo cantautore. Forse solo dopo la sua morte verrà apprezzato per quello che vale. Mi piacerebbe tanto far canzoni che un po’ ricordino il suo sound.

Quali sono i tuoi piani più immediati?

Sto lavorando ad un progetto che raccolga le canzoni realizzate con Lorenzo Sebastianelli e scritte prevalentemente da Mauro Squarzoni. E’ prevista anche la collaborazione di una amica fotografa, che già ha realizzato alcuni video per noi. Insomma, preparare un set multimediale, fatto di immagini, di canzoni, ma anche di letture, che dia a chi ci ascolta stimoli emotivi sovrapponibili.

Quanto è importante per te internet nell’ambito musicale? Si rimpiange il passato in cui i social e selfie erano solo utopia o, meglio, proiettarsi verso il futuro abbracciando le nuove, seppur fredde, forme di comunicazione?

Internet è importantissimo. Ti puoi documentare come mai è stato possibile, ma soprattutto la tua platea diventa il mondo. Mi sento molto limitato nell’uso delle nuove tecnologie, ma in questo ho l’aiuto delle mie nipoti. Credo che questi nuovi mezzi ci diano grandi possibilità, ma vanno usati senza restarne schiavi.

C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà componi e canti?

Non tanta. I miei riferimenti sono stati la musica popolare, i cantautori, soprattuto quelli della prima ora. Ho eseguito da sempre questi repertori, per cui anche quando compongo questo mondo in qualche modo riappare

Tanta musica sulle spalle, palchi e sudore in onore alla dea musica. Con la tua esperienza e la concezione raggiunta della tua musica, cosa consiglieresti a dei giovanissimi per intraprendere un percorso artistico e discografico?

Ricordarsi sempre che niente è facile o definitivo. Ogni volta che si sale su un palco non dare nulla per scontato. Bisogna riguadagnarsi l’attenzione e la benevolenza del pubblico. E soprattutto diffidare di chi fa grandi promesse. Ma soprattutto non mollare, se lo vuoi veramente.

Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?

Ringrazio il mio amico Mauro Squarzoni, con cui ho condiviso tante esperienze, da quelle scolastiche a quelle creative, ma soprattutto quelle umane, che ha il dono di saper guardare la realtà da angoli particolari e raccontarla con ironia, anche se drammatica. Ringrazio Lorenzo Sebastianelli, che mi ha messo in contatto con un mondo che non avrei mai pensato di frequentare, soprattutto alla mia età, e che mi sta insegnando un sacco di cose. Avrei tanti altri da ringraziare, soprattutto i musicisti con cui ho suonato in questi anni, quasi sempre più giovani di me, da cui ho imparato tantissimo e a cui spero di aver lasciato un buon ricordo.