La quercia e i suoi abitanti: non servono parole quando la natura è di scena

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La quercia e i suoi abitanti è un documentario di Lambert Charbonnier e Michel Seydoux, che esordisce nelle sale italiane a un paio di anni di distanza dalla sua prima mondiale datata 2022.

Probabilmente quella di Charbonnier e Seydoux è un’opera che prende forte ispirazione da Microcosmos – Il popolo dell’erba di Claude Nuridsany e Marie Pérennou, che, a sua volta, aprì gli occhi delle produzioni d’oltralpe nei confronti delle grandi possibilità che offre la tecnologia.

Non a caso la coppia di registi decise, successivamente, di sperimentare di nuovo con Genesis, documentario dedicato allo sviluppo dell’Universo. La quercia e i suoi abitanti è un’opera ambiziosa tanto quanto i due lavori citati. Ambizione tanto grande quanto, paradossalmente, risulta ristretto il soggetto attorno al quale si muove l’intera narrazione, ossia una quercia secolare alta ben diciassette metri e cresciuta nel mezzo di una foresta della Sologne, tra la Loira e uno dei suoi affluenti, lo Cher. Questa quercia ospita tra le sue fronde, sulla sua corteccia o, ancora, al proprio interno svariate specie animali, dagli insetti ai piccoli mammiferi. Un vero proprio mondo in miniatura che, proprio come quello all’esterno, si muove attorno alle stagioni, ma che, al contrario dello stesso, prevede un equilibrio e un rispetto tra le forme di vita che si alternano e condividono lo spazio a disposizione.

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La particolarità è certamente l’assenza di una voce narrante sostituita da un forse fin troppo presente commento musicale. La quercia e i suoi abitanti è in un certo senso è un prodotto voyeuristico, capace di avvicinare fino al limite l’occhio dello spettatore, a distanza, all’oggetto osservato, instillando quasi un clima di nostalgia per un tempo pre-antropico. Tuttavia, anche ciò rappresenta un paradosso, infatti, alla fine, gli animali stessi finiscono per essere decisamente umanizzati, ossia antropomorfizzati. Il risultato rimane comunque estremamente piacevole, nonché pregevole nell’immergere gli spettatori e in un’esperienza sensoriale inedita.

 

 

Dario Bettati