Edizione combo con blu-ray e dvd per Memorie di un assassino, dal regista di Parasite

Sarà vero che l’assassino torna sempre sul luogo del crimine? Probabilmente sì, ma, a quanto pare, anche le distribuzioni cinematografiche italiane, considerando che, in seguito al grande consenso di pubblico e critica riscosso dallo splendido Parasite di Bong Joon Ho, trionfatore agli Oscar 2020, Academy 2 ha deciso di recuperare dalla filmografia del cineasta coreano Memorie di un assassino, thriller risalente addirittura al 2003.

Thriller che, approdato finalmente, dunque, nelle sale cinematografiche dello stivale del globo, è ora disponibile in home video grazie a Eagle pictures, attraverso un’edizione combo che lo contiene e sia in formato dvd che su supporto blu-ray.

Un thriller che, attingendo da un romanzo di Kim Kwang-rim a sua volta basato su fatti realmente accaduti, s’immerge negli anni Ottanta di un villaggio coreano, dove il ritrovamento di un cadavere di donna brutalmente assassinata segna soltanto l’inizio di una scia di sangue su cui cerca di far luce il detective Park Doo-man, incarnato dall’ottimo Kang-ho Song poi protagonista, appunto, di Parasite.

Ma la caccia al serial killer inscenata dal futuro autore di The host e di Snowpiercer, qui al suo secondo lungometraggio (il primo fu la commedia Flandersui gae, del 2000), non mira affatto a sensazionalismo da violenza esplicita proto-horror o all’impressionante realismo di un Henry – Pioggia di sangue, preferendo di costruirsi del tutto sulle indagini e risentendo in parte, al massimo, della lezione impartita nel decennio precedente dall’acclamato Se7en di David Fincher.

Lo stesso Fincher che, però, ci lascia pensare possa poi aver dato uno sguardo proprio a Memorie di un assassino per mettere in piedi nel 2007 il suo Zodiac, anch’esso ispirato ad una catena di omicidi consumatisi nella realtà.

E Bong Joon Ho, come di consueto, non rinuncia alla propria personale venatura grottesca, in questo caso accentuata dalla maniera in cui Park, affiancato da due colleghi, non manca di ricorrere a metodi brutali nell’intento di tirar fuori ad ogni costo un colpevole.

Un aspetto che rimanda chiaramente al periodo della dittatura; mentre, tra false piste ed immancabili errori, la fotografia di Hyung Koo Kim non consente mai al sole di splendere, favorendo toni grigi e cupi sia quando diluvia che nei momenti in cui non vi è alcuna ombra di pioggia.

Fino alla spiazzante ed inaspettata conclusione – destinata a suggerire in maniera a suo modo inquietante che un omicida, in sostanza, è una persona comune – di Memorie di un assassino, corredato di trailer quale extra in entrambi i dischi.

 

 

Francesco Lomuscio