Santocielo: Picone angelo per Ficarra

Diretto da Francesco Amato e interpretato da Salvo Ficarra, Valentino Picone, Giovanni Storti, Barbara Ronchi e Maria Chiara Giannetta, Santocielo è il film di Natale per eccellenza.

Già, perché su in Paradiso l’assemblea plenaria è in subbuglio per via degli uomini che, sempre più “egoisti, ingrati e guerrafondai”, meritano di essere rimessi in riga. Con un nuovo diluvio universale o un nuovo Messia? That is the question, direbbe Amleto.

Visto che Dio non ha più potere assoluto (e la cosa lo secca non poco), viene democraticamente scelto di inviare un nuovo Messia sulla Terra. Ad offrirsi volontario per l’importante e salvifica missione è l’angelo Aristide (Picone), del reparto smistamento preghiere: ama il canto e aspira a salire nel settimo cielo per entrare finalmente nel coro dell’Altissimo, ma di base è ingenuo, sbadato e combina un sacco di guai. In primis toccare per errore con la “mano santa” il ventre di un uomo conosciuto per caso e metterlo “incinto”: Nicola Balistreri (Ficarra). Il malcapitato è il vicepreside di una scuola cattolica, è pieno di pregiudizi, un po’ codardo e in procinto di separarsi dalla moglie, ma l’inaspettato, ingarbugliato e sorprendente rapporto con Aristide gli farà rivedere le sue priorità.

Dopo, Il primo Natale, parla dunque ancora una volta di religione con Ficarra e Picone, che anche in Santocielo trattano tutti i temi, sacri, attuali e sociali, con estrema grazia, delicatezza, acume e ironia. Giovanni Storti – del celebre trio Aldo, Giovanni e Giacomo – nei panni di Dio è esilarante. Permaloso e presuntuoso, si vede poco ma mai ruolo fu più azzeccato. Dal canto loro, i due attori siciliani, che hanno anche scritto la sceneggiatura, affrontano diversi argomenti senza essere pedanti, evitando di salire in cattedra, bensì ammantando di una estrema naturalezza tutta una serie di aspetti della vita quotidiana. Si parla principalmente di pregiudizi: una coppia che si separa, una coppia omosessuale, addirittura il primo uomo incinto della storia. “Si era vaccinato, vero?” ed ecco un’altra stoccata agli eventi degli ultimi anni. Tra citazioni artistiche (il paradiso è rappresentato come la Scuola di Atene dipinta da Raffaello) e cinematografiche (impossibile non pensare a Junior con Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito, in cui l’ex governatore della California rimaneva incinto), Santocielo racconta l’amicizia tra Nicola e Aristide, il loro percorso di crescita personale e la travagliata avventura dell’Immacolata Concezione in un periodo storico in cui apparenza e prevaricazione sembrano farla da padrone.

II ritmo rallenta un po’ nella parte centrale e, in generale, un taglio di qualche minuto avrebbe reso la narrazione meno stiracchiata. Ma la storia, i personaggi e i messaggi che pian piano emergono sono il vero asso nella manica del film del regista piemontese. Frasi e battute che sarebbero potute risultare blasfeme, come “Vado, ingravido e torno”, qui si rivestono di una gradevolissima ironia e, anzi, portano a giuste e importanti riflessioni (per esempio “Pregare non ci fa sentire soli”). Picone corredato di parrucca bionda è tanto stravagante quanto tenero, mentre Ficarra, con la sua consueta, efficacissima mimica facciale, acchiappa l’attenzione e tiene lo spettatore incollato allo schermo. Le gag in chiesa e le freddure (si pensi all’arancinto) costellano il film, accompagnato da un allegro motivetto ideato da Andrea Ferri. Delicato e ironico, Santocielo è una commedia deliziosa che spinge a riflettere su tutta una serie di aspetti della nostra vita. Una ventata di leggerezza in un momento particolarmente buio della nostra storia.

 

 

Daria Castelfranchi