Centenario dell’Aeronautica Militare. Ritorno al volo del G-91: il racconto della madrina

È stata Marianna Bonavolontá, figlia di Luigi Bonavolontá, la testimonial di un evento unico, il ritorno al volo del G-91 al Centenario dell’Aeronautica Militare lo scorso mese. “Sono cresciuta tra le nuvole – racconta Marianna – da piccola giocavo in volo con mio padre”
Sottolinea “È importante che queste esperienze vengano fatte in tutta sicurezza e con personale esperto”.

Lei, mossa da sempre da un amore incommensurabile per i velivoli, è una passione con evidenti radici profonde, come ci spiega lei stessa:
“Qualcuno un tempo mi disse che le radici profonde non gelano mai, e questo ne è proprio l’esempio. Il mio amore per i velivoli nasce da piccolissima, quando mio padre a due anni mi portò in volo con sé facendo acrobazie insieme ad un suo allievo. Da allora vivo con il naso all’insù”.

Oltre l’evidente amore, cosa significa per te tutto ciò che riguarda il volo?

“Il volo riguarda i sogni, i ricordi da bambina ma anche quello che per me rappresenta l’aeronautica, oltre il modo in cui sono stata cresciuta. È l’orgoglio italiano per eccellenza, costituito da persone che sfidano lo spazio e il tempo per proteggere la Patria. Il volo è un sogno ma anche tanta concretezza”.

Sei stata la testimonial-madrina del ritorno al volo del G-91 al Centenario dell’Aeronautica Militare. Com’è nata questa iniziativa?

“È iniziato tutto per gioco. Un giorno mi invitarono ad un convegno a Casa dell’Aviatore ed erano presenti diversi colleghi di mio padre. Si parlava di velivoli e del Centenario. Il Gen.le Maurizio Lodovisi, vedendomi così appassionata di volo e del G91 in particolare, mi chiese di fare da madrina del glorioso aereo che lui stesso avrebbe pilotato. Da lì si è acceso un sogno; la bambina che da piccola voleva volare sul G91, è tornata in vita”.

Quali emozioni hai provato durante l’evento?

“Sono stati tre giorni di festeggiamenti, che ho vissuto non da pubblico e non da giornalista. Mi sono sentita parte integrante del team, parte di una famiglia che ti apre le porte, ti coccola e condivide con te emozioni fortissime, gioie e dolori. Per tutto questo vorrei ringraziare non solo il Gen.Lodovisi e Renzo Catellani, il proprietario dell’aereo, ma anche il Ten. Col. Francesco Dante e tutto il team di Piacenza che ha reso possibile un’impresa epica e al tempo stesso mi ha fatto sentire a casa. Non a caso si dice Mamma Aeronautica”.

Com’è essere circondata da Generali, personaggi di tale spessore non facendo tu parte dell’Arma? Eri addirittura seduta tra le istituzioni con il Presidente della Repubblica Mattarella.

“Partiamo dal presupposto che sono cresciuta con un militare, e dell’AM conosco dinamiche, linguaggio e ne ho una stima infinita. Come ho citato prima, l’aeronautica militare è da sempre stata nominata Mamma Aeronautica per l’etica che contraddistingue i militari ma anche per il rispetto, l’educazione e la gentilezza degli uomini che ne fanno parte, ufficiali o sottufficiali che siano. La chiave che apre tutte le porte credo sia sempre il rispetto ma non la rigidità da snob: quella alza muri. Per me è efficace anche la goliardia senza mai andare oltre e l’attenzione a non anteporre il proprio ego ma essere consapevoli di far parte di una squadra, una famiglia. Così come loro mi hanno fatto sentire a casa, così credo di essermi comportata, come una di loro. Mi sono veramente affezionata a questo Dream Team stupendo”.