Doppio sospetto: un thriller nell’universo femminile

Doppio sospetto di Olivier Masset-Depasse,  un thriller all’interno di un universo femminile che esplora un trauma e le sue conseguenze.

Il film narra di Alice (Veerle Baetens) e Céline (Anne Coesens), due amiche legate da una profonda amicizia che, all’inizio degli anni Sessanta, abitano a pochi passi una dall’altra nelle classiche case a schiera. Il loro legame e la perfetta armonia in cui vivono vengono spezzati il giorno in cui Alice assiste, impotente, alla morte accidentale di Maxime (Luan Adam), figlio di Céline. Accecata dal dolore, l’amica rimprovera ad Alice di non aver fatto il possibile per salvare suo figlio  e inizia a meditare una terribile vendetta.

Una buona sceneggiatura sostiene il tema della paranoia (ma ancora di più della ferocia) con cui si cercano di proteggere i propri figli. Un elemento che supera ogni cosa e ogni affetto. Un sentimento vero e reale a cui si aggiungono altri elementi. Attraverso alcune sequenze volutamente sfocate che stanno a simboleggiare il dolore, la speranza, e che vogliono segnare il momento in cui tutto sta cambiando.

Una critica che si può muovere è, forse, l’evoluzione troppo affrettata dei personaggi, artefici di decisioni e azioni sconnesse, nonostante la loro psicologia, in alcuni momenti, appaia ben delineata.

La scelta classica del doppio che rimanda al maestro della suspense Alfred Hitchcock (chiamato sempre in causa dalla pubblicità per un thriller e da  critici poco fantasiosi), in verità, c’entra ben poco.

Doppio sospetto funziona molto bene nel rappresentare Céline, che finisce per apparire ignara delle paranoie dell’amica e, al tempo stesso, donna malvagia e senza scrupoli che, paradossalmente, si lascia scoprire con facilità.

L’ambiguità nella situazione in cui si trova è sì comprensibile, ma, a volte, risulta una donna che non sa bene neanche lei cosa stia facendo e cosa voglia fare. E lo svolgimento della storia assume pian piano le dimensioni del classico thriller con tutti gli elementi legati alla suspense, tra colpi scena e una conclusione davvero inaspettata.

In definitiva, un buon thriller psicologico soatenuto a dovere dalle due attrici protagoniste e da una valida regia, che, senza scomodare il citato autore di Psycho, riesce alla perfezione a portarci dentro la storia grazie anche ad una splendida fotografia e ad un lavoro su costumi e scenografie che ridanno le tinte dell’epoca e il sapore dei film di una volta.

 

 

Roberto Leofrigio