Elisabetta Arpellino: l’antica bellezza di giovane una storyteller

Questo suono, questa scrittura, questo modo di pensare alla canzone, sembra davvero provenire da tempi antichi… eppure esiste anche il suono moderno a corredo di un disco talmente delicato da dimostrare una maturità assai importante, nonostante la giovane età. Elisabetta Arpellino sforna un secondo Ep dal titolo “Anita”. Con lei ragioniamo di bellezza sapendo di raccogliere importanti punti di vista…

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza, quella vera… non quella estetica. Per te cos’è la bellezza?
Ho letto qualche tempo, mentre preparavo un esame per l’università, uno stralcio in cui si parlava di bellezza, e diceva che la bellezza non ci avrebbe salvato dal dolore ne tanto meno avrebbe cancellato la morte, ma allo stesso tempo la bellezza è necessaria perchè ci salva dalla disperazione, perchè anche quando tutto attorno sembra crollare se ci guardiamo intorno qualcosa di bello a cui aggrapparci lo troveremo e quindi paragonava la bellezza ad un salvagente. Ecco per me la bellezza è “resistenza alla mano che ti affoga” come direbbe Niccolò Fabi. Siamo circondati spesso da cose che ci fanno stare male, non perforza catastrofiche, ma anche solo lo stress in un periodo di vita frenetica, eppure in quel momento basta vedere qualcosa di bello, un tramonto un paesaggio che ci colpisca e in qualche modo ci salva, ci fa respirare. Ecco per me la bellezza è un salvagente a cui aggrapparsi sempre ogni giorno delle propria vita e che va continuamente ricercata, perché forse non ci salverà per sempre, ma di sicuro ci permetterà di prendere una boccata d’aria.

Come trovarla? Anzi: come sai d’averla raggiunta?
Credo che per trovarla basti prestare attenzione ciò che ci circonda, alzare la testa dai nostri problemi e guardare più in la, o più banalmente alzare la testa dal cellulare, e ci si accorge da quanta bellezza incontaminata ancora siamo circondati nonostante noi non la osserviamo mai lei è li nei gesti più spontanei, in due anziani che si tengono per mano, o nel sorriso di un bambino che corre libero, o in un tramonto sul mare, o nelle montagne innevate in una giornata di sole.

“Anita” alla bellezza chiede verità. L’amore diviene un centro… o sbaglio?
Si l’amore come rinascita, un tornare ad amarsi per primi. Amarsi e proteggersi, amare il proprio corpo dopo che è stato abusato, ritornare ad amare il proprio corpo dopo averlo trascurato, amare le proprie fragilità che sono la nostra unica e vera bellezza. Anita vuole essere un racconto di denuncia, ma allo stesso tempo un esortazione ad amarsi e rialzarsi dopo aver provato un dolore senza fondo.

Il suono come sposa la bellezza del tempo che viviamo secondo te?
Domanda difficile a cui non so se so dare una risposta. Il suono potrebbe fare da colonna sonora alla bellezza, potrebbe raccontarla, potrebbe descriverla, potrebbe portarci in mondi pieni di bellezza. Forse ecco il suono sposa la bellezza raccontandola.

Un video? Unire l’artwork di Gori con i suoni del disco?
È uscito un reel sui miei social per il singolo Anita, dove ho voluto dare un immagine alla sua storia, attraverso il volto di diverse ragazze e donne che hanno voluto appoggiare il messaggio. Sarebbe stato bello fare un videoclip in questo modo, ma purtroppo il budget di un musicista esordiente e sempre molto basso e quindi ecco ho realizzato questo video di un minuto perchè era comunque importante per me associare un immagine alla canzone per rendere il messaggio ancora più forte.